Caro amico ti scrivo…
Con immenso piacere e commozione ho letto “dal buco della serratura” e come in un film tante sequenze mi sono passate veloci per la mente. Ciao Giancarlo!
È dalla morte di don Biagio che non ci siamo più visti e da allora quante cose sono cambiate… ma ciò che importa è resistere al vento che impetuoso e impietoso spinge il carro del tempo.
Tu eri geniale, un po’ inventore e ricordo quando mi mostrasti la prima radio a gelena da te completamente costruita… e funzionava veramente! Allora eravamo ragazzi e ricordo anche quel giorno che a casa tua scherzavamo con la scopa e il manico colpi in pieno il setaceo (e’ sdaz) appeso alla parete. Ci rovinò addosso con dentro tutta la farina. Uscimmo come fantasmi fuori di casa, sull’aia di “Bagôn”, per sbatterci di dosso tutto quel biancore che dai capelli ci ricopriva il corpo.
Poi, quasi senza accorgersene, le stagioni sono trascorse nel vigore della giovinezza e un bel giorno, dopo l’apprendistato con Falletta, partisti per Milano per diventare un importante dirigente d’azienda e le strade si divisero, così com’era giusto fosse.
Ora, grazie a questo sito, ti ritrovo a Venezia e mi sembra di vederti passeggiare in mezzo alle Calle, lungo il Canal Grande dove il vociare della gente si perde fra i flutti dell’acqua al passar delle gondole.
Vecchiazzano è enormemente cambiata e sta diventando un borgo di Forlì: ricordi quando ragazzi in bicicletta si percorreva la strada dopo Ca’ Ossi, si superava il ponte e di notte nel buio della strada si sfiorava la siepe di biancospino dopo la Ca’ Monta e quella del Milanes? Confesso, quel tratto di strada mi evocava fantasmi e pedalavo veloce finché, col cuore in gola, giungevo davanti alla casa del Gnu, appena illuminata da una giallognola e fioca lampada stradale.
Mentre ti scrivo, nel riverbero dorato del tramonto imminente, osservo fuori dalla finestra e, nonostante il mutare del tempo, penso che la Romagna sa esprimere ancora i suoi colori autunnali, la sua aria frizzante e un po’ stanca, i suoi profumi dolci, che oggi, in particolare, sanno di mosto.
A presto e un forte abbraccio. Gilberto
|
|