Alle scuole industriali aveva avuto come insegnante di disegno lo scultore Giuseppe Casalini
Il 20 luglio 2012, all’età di 71 anni moriva improvvisamente, all’ospedale Morgagni di Forlì, lo studioso e artista Gilberto Giorgetti. Appassionato di storia locale, era molto noto in città per le innumerevoli collaborazioni con i giornali locali. Uomo poliedrico ed eclettico, era nato a Forlì il 4 gennaio 1941, figlio di Agostino (disperso in Russia dal 1943) e di Pia Valbonesi. Alle scuole industriali aveva avuto come insegnante di disegno lo scultore Giuseppe Casalini.
In seguito, la passione per l'arte lo portò a frequentare pittori del calibro di Antonio Barrera, Giulio Cisari, Irene Zini, Maceo Casadei e Irene Ugolini Zoli. Il vero mentore di Giorgetti fu Antonio Barrera, pittore e promotore della Quadriennale Romana e residente a Forlì per un quinquennio, ospite della Fondazione Garzanti. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1970, Gilberto iniziò ad interessarsi di storia locale e negli anni Ottanta contribuì graficamente ai volumi di mons. Gian Michele Fusconi “Sant’Antonio di Padova a Forlì” e “Forlì e i suoi Vescovi”. Uomo di cultura, attivo nell’associazionismo, animatore di iniziative, appassionato di storia e di memorie cittadine, Giorgetti ha legato il suo nome a numerose pubblicazioni, articoli, convegni, incontri e mostre. Il vuoto lasciato dalla sua scomparsa si stempera parzialmente nella ricchezza del suo lavoro storiografico, frutto di decenni di studi e ricerche.
“E’ vero – conferma la moglie Pina Masotti sul sito “Vecchiazzano.it” - è stato proprio l’interesse per il passato e per la tradizione romagnola, che ha fatto amare a Gilberto la vita, anche nei vent’anni e più trascorsi su una carrozzina a causa di una malattia”. La sua più grande scoperta rimane un sito archeologico alle porte di Forlì, sulla strada per Meldola, percepito mettendo a confronto i documenti in suo possesso con quanto emerso dal cantiere di un’opera pubblica. Giorgetti amava Forlì e i suoi protagonisti. Coautore di una collana sui rioni cittadini avviata nel 2004 dalle Edizioni Almanacco, nel volume dedicato a Borgo San Pietro sorprese tutti con l’annuncio del ritrovamento di una formella in cotto, incastonata nell’antica porta, riportante l’anno del rifacimento delle mura da parte di Caterina Sforza. Com’è noto, agli inizi del XX secolo l’Urbe era ancora circondata dai possenti bastioni di difesa, eretti a partire dal XIII secolo e completati dalla Lady di Ferro durante la sua signoria. Nel 1905, scimmiottando una decisione analoga presa a Bologna, l’allora Amministrazione comunale di Forlì pensò bene di farne tabula rasa, in quanto “ostacolavano lo sviluppo dei commerci.
“In una parete delle mura a lato della Porta San Pietro – scrive Giorgetti in “Borgo San Pietro” – la Signora di Forlì aveva fatto collocare una piastrella con l’anno di consolidamento dei bastioni. Della piccola lapide, citata nella sua “Cronaca” da Biagio Bernardi, detto Novacula, non si conosceva l’esistenza”. Realizzata nel 1864 in luogo dell’antica porta, la cosiddetta Barriera Mazzini era sfuggita alla demolizione delle mura, ma non scampò ai bombardamenti aerei alleati del maggio e giugno 1944. Qualcuno pensò di recuperare e porre in salvo la piastrella di Caterina, che recentemente è apparsa in una collezione privata. L’importanza di quella mattonella sfuggì a tutti, ma non a Gilberto: l’ennesima dimostrazione della sua straordinaria lungimiranza storiografica. |