Aldo Betti è nato a Forlì il 15 dicembre 1949. Figlio di Silvio, detto Barnàs e di Eleonora Bagnolini, detta Nurìna, risiede a Vecchiazzano in via Veclezio al n°13. All’età di 25 anni, mentre era in vacanza a Pera di Fassa, nelle Dolomiti, vide alcuni minerali raccolti da un collezionista-ricercatore. Aldo rimase affascinato dalla loro bellezza, dai colori brillanti dei cristalli di quarzo e dai loro riflessi. In seguito, Betti iniziò ad interessarsi di mineralogia e di paleontologia e, in 24 anni di ricerca e di scambi, ora possiede, a Ravenna, una notevole raccolta che comprende oltre mille minerali, con alcune rarità della mineralogia e della paleontologia. Nella sua raccolta, infatti, è possibile osservare esemplari unici di cristalli di zolfo di Perticara e d’ilvàite dell’Isola d’Elba. Aldo Betti fa parte del gruppo Cral Enichem di Ravenna ed ha allestito mostre, effettuato scambi culturali con altri ricercatori e curato alcuni audiovisivi per le scuole, divulgando l’interesse per la mineralogia e la paleontologia nel rispetto della natura.
Per quanto riguarda la paleontologia, Aldo Betti ha effettuato particolari ricerche nelle zone collinari di Massa e di Sadurano, dove ha rinvenuto, lungo una zona gessosa-solfifera, diversi fossili di ricci di mare, di ostriche, di turitelle e piccoli coralli mediterranei. Infatti, la vena gessosa-solfifera che, partendo da Brisighella (RA) giunge fino alla Sicilia, rappresenta idealmente la linea del mare che, durante il Quaternario, lambiva anche la frazione di Massa, oltre la casa Barêsa.
In quell’era geologica, la Sicilia doveva congiungersi con l’Africa, la Sardegna, la Corsica e il litorale toscano, formando un unico passaggio continentale-tirrenico. Il territorio che prenderà, poi, il nome d’Italia, in quel tempo lontanissimo non aveva ancora assunto l’attuale forma di stivale.
Durante l’era geologica del Pliocène, circa sette milioni di anni fa, le acque, che occupavano buona parte della nostra regione, iniziarono a ritirarsi. Il lento e continuo deflusso creò una gran quantità di sedimenti, tanto da formare dei veri promontori di rocce calcaree, ovvero quel sasso volgarmente chiamato spungone, creando, nella nostra zona, nuove pendici come Castrocaro e Sadurano. Si formarono, quindi, delle depressioni paludose, in parte poi colmate da detriti di acque torrenziali. Fu in questo periodo che sul nostro territorio si crearono le condizioni ideali per la presenza umana. A quest’epoca, circa un milione di anni fa, si può far risalire la stazione preistorica dell’era Paleolitica di Montepoggiolo, la più antica che si conosca in Europa.
Aldo Betti ha collaborato alla stesura di numerosi fascicoli riguardanti lo studio sulla mineralogia e la paleontologia dell’Emilia-Romagna.
Nelle foto - Bacheche con fossili e minerali (collezione Aldo Betti)
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