Il vecchio ponte sul fiume Rabbi appartiene a quei tanti “ponti minori” che caratterizzano la distribuzione del territorio in Romagna, che furono costruiti soprattutto in periodo medievale, per congiungere, consentendo il passaggio dei viandanti ed il trasporto dei prodotti della terra, i borghi fra loro e/o con le città.
Questo ponte è, al presente, il più antico tra i ponti ancora in uso nel territorio comunale di Forlì.
“E' inserito in una pregevole situazione paesaggistica, si trova in area golenale e pedecollinare, in un contesto di campi ed argini con boscaglie, al centro di un ben conservato e suggestivo viale di platani che ne fanno un opera non solo di alto valore artistico ma anche di alto valore ambientale” (Gian Luca Brusi).
Costituisce, assieme alla vicina Villa Gesuita, una delle poche tracce antiche rimaste del Quartiere di Ca' Ossi. È situato in un punto strategico della viabilità ciclopedonale di Forlì: è a ridosso del Parco Urbano, è vicino all'Ospedale cittadino e si trova in una zona priva di traffico veicolare urbano.
La prima testimonianza storica relativa ad un passaggio di attraversamento del fiume Rabbi per il collegamento fra Forlì e l'antico insediamento di Vecchiazzano la si trova nel Libro Biscia di San Mercuriale datato 25 luglio 1196 in cui si parla di una “clausura integra (fatta dagli Ordelaffi) in capite pontis Veclaçani.”, realizzata nel plebato di San Martino in Strada di cui si hanno notizie a far data dal 1160.
Questo ponte non compare nell'elenco dei ponti principali di Forlì riportato nello Statuto del 1359 dove, a ragion del vero, vengono citati solo quelli presenti sui grandi assi di collegamento e cioè: i ponti di Schiavonia e del Ronco (Via Emilia), di Bagnolo (via Cervese), il Pons Rupte (Fiorentina della valle del Montone, che è andato perduto) ed il ponte di Calanco a San Lorenzo in Noceto (via Fiorentina della valle del Rabbi).
Probabilmente il ponte ha una sua importanza non tanto per il collegamento con la “villa” di Vecchiazzano, quanto per la presenza in Vecchiazzano di “vignali”, zone intensive a vigneti con la necessità di un facile trasporto su carri dell'uva vendemmiata (forse anche provenienti dalla Selva di Ladino).
Giovanni di Mastro Pedrino lo ricorda nella prima metà del '400: “Nel giugno 1433 il ponte è guasto per i danni subiti in seguito alla piena fluviale da pioggia, (risultavano danneggiati anche quello di Schiavonia e la chiuxa da Feragano). Nell'ottobre 1443 ne è iniziata la ricostruzione, la prima pietra la mise Giovanni di Mastro Pedrino, Antonio Ordelaffi ebbe da Ravenna il legname ed il Comune vi mise le ferramenta. Il ponte fu ultimato nel settembre 1444. Nello stesso periodo vengono ultimati anche i ponti di Porta Schiavonia e Bagnolo (iniziati entrambi nel 1442)”.
Altre notizie del ponte di Vecchiazzano le fornisce il Cronista Novacula nel 1484. Si trovano figure rappresentative nel Catasto Gregoriano che risalgono al 1811-1816.
Il progetto del ponte nello stato attuale, di cui si conserva copia autentica nella sede del Comune di Forlì, è redatto nel 1860, dall'Ing. Giulio Zambianchi (1817-1886), di cultura neoclassica purista con influssi veneti, autore di numerosi interventi di pregio fra cui: la sede della Provincia in via delle Torri 13, la Cattedrale, la caserma dei Carabinieri al Carmine, la Chiesa della Madonna del Lago, la ristrutturazione di Villa Norina a Bertinoro e della Chiesa di San Rocco.
Nell'Archivio Storico di Forlì si trova la documentazione relativa ad uno stanziamento di £. 1.000 per le riparazioni alla spalla del ponte di Vecchiazzano datata 29 luglio 1865 e successivamente, il 30 settembre del 1866, si trova la richiesta di un nuovo sopralluogo da effettuarsi presso lo stesso ponte per verificare le condizioni della prima pila alla destra del ponte, danneggiata dall'ultima piena.
In “Note Scavi 1884” si trova la notizia del ritrovamento di un antico sepolcreto” tredici tombe più una buca dove non si trovò che cenere”, venute alla luce durante “l'apertura di una trincea per fare la strada detta di congiunzione fra i due fiumi, presso al ponte di Vecchiazzano”. Non si conosce l'esatta posizione del ritrovamento ma nella nota dell'epoca si specifica che detto sepolcreto accenna ad estendersi nel territorio dell'Avv. Camillo Mazzoni. Consultando presso l'Archivio di Stato il Catastino Impianti di Forlì n. 41 del Catasto Pontificio si sono individuati i terreni di proprietà di Mazzoni, posti sulla riva sinistra del fiume, che permettono di fare ipotesi più precise circa la possibile ubicazione del luogo. I reperti ritrovati, risalgono all'epoca Teodoriciana e sono attualmente conservati nel Museo Archeologico di Forlì. |