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Articolo inserito da Gabriella Cortini in data 13/03/2009
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Cappellano dell´ Ospedale massacrato a bottigliate

Don Valgimigli Francesco, 60 anni, Parroco di Villa Rovere e Cappellano all' Ospedale Pierantoni, e' stato ucciso nel suo alloggio in un padiglione dell' Ospedale

Cappellano dell' ospedale massacrato a bottigliate a Forlì

Vecchiazzano ( Forlì ). Massacrato in ospedale il prete dell' ospedale. E' stata una fine atroce quella di don Francesco, una figura che era nel cuore di tutti. Lo hanno, infatti, ucciso infierendo con una ferocia che in nessun modo si sarebbe potuta associare al volto bonario e sempre improntato al sorriso di don Francesco Valgimigli, 60 anni, parroco della piccola frazione di Villa Rovere, ma piu' conosciuto per la sua opera di cappellano all' interno del nosocomio. La paura e lo sconcerto ieri attraversavano i lunghi corridoi del "Pierantoni", un enorme complesso appena fuori la citta' che durante il Ventennio accoglieva i malati di tubercolosi e che, a prezzo di lunghe ristrutturazioni, ancora in corso, e' divenuto un moderno ospedale immerso nel verde. Don Francesco Valgimigli abitava proprio in un padiglione, quello piu' lontano dalla portineria, non ancora completato: sono almeno quattro le porte da cui l' assassino potrebbe essere salito al secondo piano dove il sacerdote viveva in due stanzette, fra gli uffici e uno spogliatoio. Al primo ci sono il reparto di Pneumotisiologia e quello di Psichiatria. Sopra, al terzo, la scuola infermieri. Don Francesco era stato visto per l' ultima volta mercoledi' mattina dalla donna delle pulizie. Ed e' stata proprio lei, ieri, alle 15, a rivederlo, ma questa volta senza vita e sfigurato. Il cadavere era nascosto da alcuni stracci. L' assassino ha colpito il religioso prima con un bottiglione e poi ha infierito con il supporto di una flebo, un' asta metallica trovata forse proprio a due passi dalla porta dell' alloggio e impiegata come un' arma micidiale. Nelle due camerette sangue e caos: cassetti rivoltati, abiti ovunque, i segni tipici di chi ha voluto rovistare dovunque. Opera di un ladro colto da un raptus per essere stato scoperto o di chi spera che su questa pista si mettano gli investigatori? Il Procuratore della Repubblica di Forli' , Russo, ha affidato l' indagine alla Criminalpol: la prima impressione e' che don Francesco conoscesse il suo assassino. Troppo nascosto, troppo piccolo il suo alloggio perche' un topo d' appartamento ne fosse attratto. La morte del sacerdote risale probabilmente alle prime ore della sera: il cappellano si coricava presto, ma quando e' stato ucciso indossava ancora il clergyman. Non sono molti gli indizi, ma qualche idea si e' fatta strada: non tanto in direzione del vicino reparto di Psichiatria, quanto verso il mondo degli extracomunitari che il sacerdote seguiva al di fuori dell' ospedale. Un' opera di solidarieta' verso immigrati nordafricani naturale per "un prete che non sembrava nemmeno un prete tanto era allegro", come ricordano alcuni pazienti del "Pierantoni". Non viene comunque escluso, anche se la pista ha poca consistenza, l' ipotesi di una "spedizione punitiva", ma resterebbe difficile capire da parte di chi e soprattutto perche' . D' altra parte e' quasi impossibile anche solo pensare che don Francesco avesse conoscenze a rischio. Le lunghe ore passate fra l' assassinio e la scoperta del cadavere hanno giocato a favore dell' omicida. Ma ieri sera si era fatta avanti una nuova e preziosa pista: la vecchia Renault 4 bianca di don Francesco Valgimigli non si trovava piu' nel parcheggio dell' ospedale. La speranza degli inquirenti, che hanno esteso le ricerche in tutta Italia, e' che l' assassino stia cercando di scappare il piu' lontano possibile proprio con quella vettura. E la circostanza confermerebbe la prima ipotesi e cioe' che vittima e assassino si conoscevano bene. Dopo la selvaggia aggressione, che ha lasciato profonde tumefazioni sul capo del prete, il criminale si e' probabilmente impadronito delle chiavi ed e' uscito dal perimetro dell' ospedale verso il grande parcheggio non custodito e che si apre proprio li' di fronte. La polizia sta cercando di stabilire se l' addetto alla "sbarra" ieri sera avesse visto qualche faccia sospetta. Scavalcare la rete di recinzione in un qualche angolo del grande parco sarebbe stato comunque un gioco da ragazzi. Di sicuro nei due reparti che stanno sotto le camere del prete nessuno ha sentito niente: tonfi, rumori o grida. Quest' omicidio, tanto violento, non ha "forato" nemmeno un muro: il povero sacerdote evidentemente non ha dubitato neppure un attimo delle intenzioni di quel fratello. Forse il primo colpo, che ha mandato in frantumi una grossa bottiglia, gli e' arrivato dalle spalle. Poi l' assassino e' uscito nel corridoio, ha trovato la lucida asta che serve a sorreggere i flaconi delle flebo, e con quella e' tornato nell' alloggio per essere sicuro che don Francesco non potesse mai piu' parlare di quel terribile tradimento. Giuda, invece dei denari, ha afferrato le chiavi dell' auto. In fondo in duemila anni e' cambiato molto poco.

Martelli Pier Luigi

Pagina 15
(29 aprile 1994) - Corriere della Sera

Tratto da: http://archiviostorico.corriere.it

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