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Articolo inserito da Gilberto Giorgetti in data 20/09/2006
Case padronali
letto 35108 volte in 18 anni 3 mesi e 13 giorni (5,26)
Villa Tesoro
La villa Tesoro è una costruzione a tre piani, alquanto semplice, eseguita da Attilio Pasini alla fine del XIX secolo. La villa, circondata da un verdissimo parco, si raggiunge percorrendo un magnifico viale di pini marittimi, a cui fanno riscontro altre splendide piante di larici.
Nel 1894 l’edificio fu acquistato dai Bonavita di Forlì e ora è di proprietà degli eredi.
La villa era la residenza preferita di Mario Bonavita (Marf), dove nel silenzio campestre della villa componeva le sue canzoni di successo. Qui, ispirandosi alle belle ragazze di casa Caplêt, scrisse nel 1940, il valzer, la musica e le parole in vernacolo della canzone “La piò bëla d’Avciazân”.

Nota critica di Gilberto Giorgetti:
La villa, da tempo abbandonata, è in forte degrado e, come non bastasse, negli ultimi anni sono stati costruiti due fabbricati: il primo è riferito ad un capannone dal colore bianco a ridosso del magnifico bosco e l’altro, una villa residenziale, edificata sulla destra del viale, nell’aperto agricolo dove un tempo regnavano vivi i colori degli ibridi di giaggioli (Iris), che Marf curava con tanta passione. Questa passione ebbe inizio sin dal 1930, anno in cui iniziò ad aggiornarsi sui cataloghi specialistici, provenienti dagli Stati Uniti (Oregon, Illinois), dall’Olanda e da Londra.
Ora salendo la via del Tesoro, entrambe le costruzioni invadono e deturpano la prospettiva visiva dell’insieme monumentale: viale, villa e parco.
Si suggerisce agli Amministratori del Comune di Forlì, alla Soprintendenza dei Beni Architettonici di Ravenna, al F.A.I (Fondo per l’Ambiente Italiano) e ad Italia Nostra d’intervenire per autorizzare l’abbattimento del capannone (che sembra un pollaio) e per non concedere ulteriori permessi di costruzioni in quel particolare sito.

Nelle foto – Villa Tesoro

Maggio 1936 – Domenico Vittori e signora (noti floricoltori forlivesi) visitano il campo di Iris di Marf: il primo col berretto e il cappotto è Marf.
(Foto concessa da Alberto Vittori)

Appunti di Marf riguardanti alcune specie di Iris piantati nel campo davanti al “Tesoro”.
(Documento concesso da Ottorino Bartolini)












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Commenti
 
Commento inserito da Furio Lombardi in data 27/06/2009 20:45:46
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=180&i=631

Salve,

come ben evidenzia la villa è in avanzato stato di degrado, la cui responsabilità è unicamente del propretario, che evidentemente così può o vuole mantenerla. I tempi passati sono sempre belli da ricordare ma intonaci e mattoni seguono la logica del tempo che scorre, sgretolandosi; e il fascino che ha un casolare diroccato a volte vince su maldestre ristrutturazioni.se un tempo si ergevano giaggioli curati nelle aree circostanti, e questi sono stati lasciati al loro corso, la terra a preso il sopravvento selvaggiamente, e solo nuovi insediamenti possono ridare forma ad una lieve collina, non certo la speranza che istituzioni facciano qualcosa.la vista dalla strada da una visione non deturpata, ma simbiotica col presente, che in quelle terre coltiva e manda avanti un discorso agricolo tradizionale.il vecchio e il nuovo non è detto che sempre divergano, ma anzi devono convergere in un abbraccio verso il futuro.




Commento inserito da Cesare Ferroni in data 30/06/2009 20:45:46
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=180&i=633

Se poi pensiamo che un erede di questa villa è un iscritto o addirittura un asessore della lista dei VERDI è proprio una vergogna mandare in malora una belle villa con parco come questa.




Commento inserito da Gilberto Giorgetti in data 30/06/2009 20:45:46
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=180&i=634

Di recente ho avuto modo di visitare la residenza del Tesoro ed ho potuto constatare che in realtà la villa non è completamente abbandonata come credevo, ma durante l’estate è aperta per cenacoli culturali di carattere privato. In effetti la villa si presenta con qualche screpolatura, ma fatta controllare dai proprietari non rivela pericolo di crollo, mentre il giardino interno posso dire che è impeccabile, ben curato e suggestivo; un vero gioiello misto di macchia mediterranea e nordica.
Il giornalista RAI Mario Cobellini, dopo un incontro letterario così ha scritto dell’ambiente:
“Gent.mo professore,
mia moglie Anna ed io ringraziamo infinitamente Lei e Sua moglie per l'invito, ricevuto attraverso il comune amico Gilberto Giorgetti, alla bellissima serata dedicata a Marino Moretti.
Tutto affascinante.
Tanto per cominciare la stessa casa, il luogo, il parco! Anche le crepe nei muri ed i buchi nelle imposte fatti dai picchi instancabili che anch'io ben conosco ci hanno riportato indietro nel tempo. Ed i salotti e la cucina, simili e più o meno coevi ai tempi di Moretti, mi sono parsi l'ambientazione più adatta a quelle letture.
Bravissimo in questo il prof. Brigliadori nel declamare i versi di Moretti ed agilissima ed avvincente la lezione dell'appassionato Moressa, che con molta delicatezza ha saputo solo sfiorare l'omosessualità del poeta di Cesenatico, nata in quell'abitazione dal giardinetto chiuso da alti muri, con una madre autoritaria ma anche punto di riferimento sicuro come un porto, un mondo chiuso e protettivo che certo non spingeva Marino a giocare con i figli dei pescatori i quali, molto probabilmente, lo isolavano in quanto appartenente ad un ceto superiore, "figlio della maestra e di un commerciante". E del resto anche il suicidio del fratello rientra certamente in quella stessa atmosfera ed ha radice nelle stesse cause che tuttavia, nel loro effetto positivo dal punto di vista letterario, lo hanno spinto all'introspezione ed alla scrittura come valvola di sicurezza.
Mi sono occupato anch'io di Moretti, e per questo mi sono beato dell'analisi di Moressa e della lettura efficacissima di Brigliadori, fatta da una voce colta e "vecchia", come se fosse lo stesso Moretti a leggere i proprio versi.
Atmosfera magica di cui ancora una volta vi ringraziamo.
Mario ed Anna Cobellini




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