Quando una società sportiva compie dieci anni, l’applauso che si leva deve sempre considerare un aspetto che contiene lati di etica ed estetica: la fatica che ci vuole a mantenere in vita il sodalizio, nonostante l’enorme passione che anima gli operatori. Una lezione di vita che spesso viene lesa dalla sottostima, dettata dal nostro vivere stressati sull’infernale macchina dell’oggi. Spesso, troppo spesso, non ci rendiamo conto delle valenze che costruiamo, per adagiarci sul terreno di quel vacuo, o di quelle esistenze fotocopiate da voleri ben maggiori alla nostra testa.
Una società sportiva che vive sulla passione di semplici cittadini, è sempre un esempio luccicante sul quale chi scrive queste note, vorrebbe una maggior considerazione del mondo intellettuale, proprio perché è un richiamo allo studio sociologico: un mondo che “l’intellighenzia” lascia marcire sulle piene stanze dei propri pregiudizi e delle facili scienze matematiche. L’associazionismo è fulcro di studio e di perché, chi non lo guarda e sarebbe chiamato a guardare, non solo è poco professionale, ma perde l’occasione per darsi un motivo di speranza e una via che lo faccia svoltare da quell’autostrada che ti porta dritto verso quell’ignavia e quell’ipocrisia che sono tangibili tumori dell’anima. Ecco perché anche una particella del vasto mondo associazionistico, è un patrimonio sul quale le buone parole trovano palpabili giustificazioni, tanto più se arriva al traguardo di due lustri che sono tangibile dimostrazione di solidità e di immutati valori.
La Società Ciclistica Vecchiazzano nacque proprio sul finire dell’ormai lontano 1991, grazie all’idea di alcuni amici di vecchia data, uniti da quella che era già allora una passione permeante in Romagna: l’amore verso la bicicletta e il conseguente cicloturismo. Un fenomeno tra i più evidenti dell’intero territorio nazionale, che ha spostato attenzioni e numeri tali, da rappresentare un vero e proprio “boom”.
Lo sfondo di questo sodalizio si dipanava su una frazione che si è sviluppata ed è cresciuta con le nuove proposte dei suoi abitanti e che risultava già allora, senza nulla togliere a nessuno, come un luogo ove la qualità della vita era una delle migliori in assoluto. La vivacità culturale, nel senso antropologico dello stile di vita, di Vecchiazzano, era già in grado di sorreggere con la vena del pragmatismo le volontà, al punto di raccogliere tangibilmente la necessità e il desiderio di un gruppo di persone, di sentirsi unite nel ritrovarsi per quel divertimento salutare che solo lo sport può dare. La proposta di formare questa società trovò immediatamente corresponsione fra i molti pedalatori del tempo libero, ed ebbe subito nel suo seno l’obiettivo di porsi come un punto di riferimento e di coinvolgimento per i giovani della zona. Un’altra volontà, quella di divenire una delle realtà sportive con più associati della provincia di Forlì s’è ben presto realizzata.
La decennale fotografia della Società Ciclistica Vecchiazzano ci porta, dal 1991, squadre di dilettanti, ovviamente aderenti alla Federazione Ciclistica Italiana, che gareggiarono per tre stagioni e un sempre più numeroso gruppo di amatori e cicloturisti, organizzato nell’ambito dell’associazionismo UISP e UDACE. Notevoli pure le attività organizzative a sostegno del movimento ciclistico, che si sono dipanate coprendo diverse categorie attraverso manifestazioni di interesse e rilevanza regionale.
Fra queste spicca l’organizzazione del Campionato Romagnolo amatoriale dedicato alla memoria di due giovani ciclisti della frazione, Nevio Treossi e Carlo Neri, scomparsi prematuramente quando erano due speranze dell’Unione Sportiva “Forti e Liberi” e dell’intero ciclismo forlivese.
Oggi la Società Ciclistica di Vecchiazzano può vantarsi di numeri che la pongono all’attenzione nazionale e, perché no, internazionale, consistenti in centocinquanta iscritti, praticamente tutti praticanti, dal semplice cicloturismo dei raduni a quello amatoriale delle gare sui circuiti, a quello ben più corposo e affascinante delle mediofondo e granfondo. Donne e uomini che si proiettano domenicalmente sulle strade della Romagna, cercando con la bicicletta di esaurire, dalla naturale passione verso il sempre peculiare “turismo motorio”, a quello della sfida con se stessi dettata dalle gare e da quelle manifestazioni di durata, oggi esempio di necessario approfondimento da parte di quegli studiosi che non studiano.
Donne e uomini che non dimenticano i problemi che anche la loro passione pone, nell’impatto con una strada sempre più frequentata ed in linea coi “signori della fretta”, ovvero automobilisti sempre più vinti dal loro stress e da un traffico cinico ed arrembante. Ecco dunque il tema della sicurezza, per tutti coloro che hanno il diritto di frequentare la strada col mezzo più ecologico, senza ritrovarsi investiti da casi in cui la fatalità sta, spesso, negli epigoni di una società con non ha più nella tolleranza e nel convivio pacifico, un valore.
La recente scomparsa di Mauro Costa, cassiere del sodalizio, nel dolore e nel lutto che ha investito tutta la S.C. Vecchiazzano, richiama con forza l’attualità del problema della sicurezza e spinge un’entità così importante come questo gruppo sportivo, a farsi paladino delle sacrosante e giuste proteste affinché anche le Autorità non rimangano insensibili. E’ un problema mondiale: in Spagna ventimila biciclette hanno circondato il palazzo del governo mentre in Italia, purtroppo, per il nostro monco e claudicante osservatorio di minuscoli dirigenti, il problema del ciclismo pare essere solo nel doping.
Opinione cretina (altro non si può definire) come fosse patrimonio del solo ciclismo e non dello sport tutto e di amplissime fasce della società più complessiva. Fra questi impegni etici, comunque, la Società Ciclistica di Vecchiazzano e il suo presidente Enzo Mantellini, da ben sette anni in carica, possono guardare con fiducia la bontà della navigazione del loro patrimonio e quei risultati che pongono il sodalizio fra quelli più evidenti. Solo nell’ultimo anno, sono tanti i podi di prestigio che hanno ospitato cicloamatori della società.
A cominciare dall’evidentissimo Romano Fabbri, laureatosi a Valdengo di Biella Campione del Mondo Supergentlemen, un titolo che s’è aggiunto a quello tricolore conquistato sulle strade di Arzago di Brescia. Al cospetto di queste conquiste, appaiono come una luce normale le vittorie nel campionato regionale a Rocca San Casciano e le diciotto vittorie su strada. Ma non è finita, perché l’indomito e sopraffino pedalatore, ha trovato il modo di dominare anche nelle corse a tappe di maggiore prestigio: il Giro d’Italia A. Morelli, il Giro di Romagna e il Trittico di Pesaro. Un fenomeno davvero! In Vecchiazzano s’è poi laureata campionessa romagnola Carla Sedioli, mentre Barbara Bovelacci ha vinto il titolo provinciale su strada.
Un altro supergentlemen, Gianfredo Bertaccini s’è fregiato del titolo provinciale fra i 2a serie. Si sono segnalati inoltre nelle singole gare i gentlemen Giacomo Guidi, Gianfranco Ragazzini, Walter Vignoli, William Gardelli, Roberto Enei e Vilfredo Valeriani. Fra i veterani s’è ben comportato Maurizio Montalti. Insomma per la società che ha sede presso il Polisportivo Nevio Treossi, un bilancio d’oro allo scoccare del decennale. Ed è comprensibile la soddisfazione del presidente Mantellini, il quale però, non perde occasione di adagiarsi sulle risultanze. L’obiettivo è far crescere ancora questo diamante nato dal sogno e dalla passione. E a noi non resta che dire, vista l’internazionalità del sodalizio: “Shine on you marvelluos diamond!” (Brilla meraviglioso diamante!).
Società Ciclistica Vecchiazzano anno 2001. Nella foto 58 ciclisti dei 140 iscritti.
Società Ciclistica Vecchiazzano anno 2003. Nella foto 50 ciclisti dei 140 iscritti. |