La ricorrenza dei Defunti
Forse perché sto invecchiando, forse perché mi sento più vicino a quel traguardo tanto sicuro quanto temuto, che in occasione della rituale visita al cimitero nel giorno della commemorazione dei defunti, ho colto una specie di conforto, anche se non proprio piacere, lasciando la città, difficilmente attraversata per raggiungere quel luogo di “pace”. Mi ha preso quasi un senso di rabbia osservando un mondo che continua imperterrito nelle sue attività in un giorno come questo dedicato ai nostri cari che non ci sono più, siano essi genitori, fratelli, figli od amici. E’ un giorno normale, ci sono bancarelle, pacchi e sporte piene e tanto, tanto traffico, rumore, colazioni, caffè, spuntini e come sempre lavoro. Ci fermiamo tante volte in un anno, tante feste; Natale, Capodanno, Pasqua, Ognissanti, Patroni, liberazione, lavoro, pace, ferragosto e tante altre. E i nostri morti, i nostri cari che ci hanno lasciato rispettando il loro turno, senza protestare, vogliamo ignorarli senza dedicargli neanche una giornata di lavoro? Quelli li abbiamo tutti e non vogliamo dimenticarli, almeno molti di noi non vogliono farlo. Come può essere più importante la “liberazione” o la “festa del lavoro” di un genitore, di un fratello, di un figlio?
E così dopo aver attraversato la città presa dal lavoro, dal mercato, dal traffico e assolutamente indifferente alla ricorrenza, ho raggiunto il cimitero, non troppo affollato, per una ricorrenza importante, perfino abbondante possibilità di parcheggio.
La prima sensazione è quella di pace, tranquillità, ma soprattutto di condivisione di un’amicizia che non si percepisce più fuori di quel grande cancello.
….“tutti uniti un giorno in questa casa,
ci sembrerà di non essere mai morti”….
questo quanto leggo su una lapide, questo è in concetto vero di amicizia, pace e amore che quel cancello chiude all’interno. Imponenti monumenti o povere pietre adagiate su un fazzoletto di terra, con la stessa dignità e decoro racchiudono ognuna una storia e un ricordo diversi, uniti da un fiore uguale per tutti. Tutti uguali, tutti uniti da quella morte che non fa differenze, quella morte che il grande Totò chiama “livella”. Se nella vita non siamo riusciti a capire e comunicare certi sentimenti, ora in questo luogo sembra che ci si riesca meglio. Capita di vedere qualcuno seduto su una tomba che parla, con espressione tranquilla, quasi il sorriso. Sicuramente ottiene una risposta, quella che vuole, quella che il rumore di fuori non gli ha fatto sentire prima. Non è tutto finito, rimane il pensiero, l’amore, il ricordo di ciò che è stato donato.
Così mi piace leggere dal Foscolo:
…Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar de’ nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
fra ‘l compianto de’ templi acherontei,
o ricoverarsi sotto le grandi ale
del perdono d’Iddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura. …
Chi non lascia eredità d’affetti forse non esiste. Tutti, a nostro modo, abbiamo amato, e comunque indistintamente siamo ricoperti da quella terra che non ha riguardo per nessuno. Ricopre tutti alla stessa maniera, ma non cancella il ricordo lasciato a chi resta per continuare a far vivere.
Un giorno forse è poco per ricordare, ma almeno proviamo a non distrarci. Restiamo in silenzio a pensare ad un passato che presto sarà anche il nostro, con un momento lontano dal lavoro, dal mercato, dal traffico e da tutto ciò che può distrarre l’attenzione.
Non è una festa come le altre, è un momento d’amore verso chi è passato da molto o da poco, ma che passando ha lasciato una traccia.
Franco Fabbri |