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Articolo inserito da Andrea Gorini in data 01/09/2006
Storia
letto 12639 volte in 18 anni 3 mesi e 0 giorni (1,9)
La Cassa Rurale di Vecchiazzano
II parroco don Antonio Brunaccini era un uomo di grande attività, accanito lottatore contro gli avversari del tempo, oratore e pieno di spirito di Dio.
Nei suoi 48 anni di attività pastorale a Vecchiazzano cercò di dare alla parrocchia una forte impronta religiosa, coltivando ed istituendo associazioni ed opere.
Verso la fine del 1800 nel desiderio di aiutare la popolazione, istituì anche la Cassa Rurale, una fra le prime a sorgere sul territorio della diocesi di Forlì.
Per mezzo del piccolo istituto di credito, nel 1899 costruì una sala (8 metri per 6) prospiciente la strada nuova di San Lorenzo (ora via Veclezio) abbastanza vicino alla chiesa, adibendola a ritrovo per i cattolici.
Ampliata in seguito, ospitò feste sociali e fu sede della fanfara formata da don Brunaccini e della quale la popolazione era orgogliosa. Andava spesso a suonare anche nelle parrocchie vicine. Il locale era ad un solo piano, senza soffitto, ma assai accogliente. Vi affluiva molta gente essendo la parrocchia abbastanza religiosa, nonostante le lotte accanite dell'epoca. Alla fine del conflitto 1915-1918, la Cassa Rurale si trovò nella necessità di contrarre un prestito, a cui
provvide don Melchiade Fanti mettendo a disposizione l'importo di 6.000 lire.
Purtroppo, il parroco don Brunaccini non riuscì a rimborsare la somma (le leggi della solidarietà non marciano di pari passo con le leggi dell'economia) e nel 1919 - al momento in cui la Cassa concluderà le attività con la messa in liquidazione - a don Fanti fu intestata la casa costruita per le associazioni. In seguito, lo stesso don Fanti fu pagato con i proventi della vendita del terreno di proprietà della chiesa al Comune, che a sua volta l'aveva acquistato per costruirvi il cimitero. Era parroco, in quegli anni don Anacleto Milandri.
Il locale servì per le scuole durante la guerra del 1915-18; poi per alcuni anni, prima del 1930, ospitò il Circolo fascista. Durante la guerra fu gravemente danneggiato e nel 1963 venne demolito.
Un'altra casa per conto della Cassa Rurale fu costruita, pure nel 1899, e poi ampliata, tra il cortile della canonica e l'inizio della strada di San Lorenzo.In questa casa vi era la Cooperativa agricola con vendita di concime e mangimi per gli animali.
Quando si sciolse la Cassa Rurale, la casa fu comprata dalla famiglia Casadei, che vi abitarono (il beneficio parrocchiale cedette il relativo terreno su cui era costruita la casa), aprirono una bottega di generi alimentari, una
tabaccheria, un'osteria e vi misero inquilini; poi, vi fu impiantato un forno (ora trasferito nella casa costruita di là della strada). La casa, data la sua posizione, fu più volte ampliata. Noto che all'inizio del 1800 il Comune costruì la strada che da Vecchiazzano va a San Lorenzo (via Veclezio), allargò e corresse quella che va a Massa (via del Tesoro) e quella che va a Ladino (via Castel Latino).
Per fare diritta la strada di San Lorenzo, il beneficio ed altre proprietà ebbero tagliata fuori tutta una striscia di terra tra il rio e la strada. In questa striscia di terra sono sorte varie case: il terreno occupato fu pagato dal Comune nel 1882, come rilevasi dal documento di questo archivio.
Nel 1902 per conto della Cassa, nella striscia di terra tra il rio e la strada di San Lorenzo, sorse una casa per inquilini (ampliata poi nel 1910). Da quanto si rileva nel disegno del 1897, nel podere "Tapet" all'inizio della via del Tesoro - di proprietà della chiesa di Vecchiazzano - non esisteva casa colonica.
Il terreno era lavorato assieme a quello vicino alla chiesa. Vi fu fatta una prima casetta nel 1900, abitata da una vedova. Nel 1907 venne eseguito il piano superiore, con scala esterna; poi, nel 1911, il "Camerone", largo 8 metri e 10 e profondo 6,50, per la Lega bianca, di cui facevano parte anche i cattolici. Vi si tenevano riunioni e feste. E' rimasta utilizzata per questo scopo fino al 1920, circa; poi è diventata abitazione del colono. Nel 1956 tutta la casa fu alzata di circa un metro, le travi di legno del piano di mezzo sostituite con travi Varese, la scala esterna - essendo traballante - cadde improvvisamente mentre ci si lavorava attorno; per la sua grande prontezza, un muratore non vi rimase schiacciato. Il camerone fu diviso in due parti; non fu rialzato perché aveva scarse fondazioni. Fu costruito ex novo il vicino stalletto con fienile al piano superiore.
Don Brunaccini non era un uomo d'affari, pur nella sua grande volontà di fare. Non era un uomo portato a dirigere una Cassa Rurale, aveva troppo buon cuore.
Corre voce che una persona più volte abbia rubato dalla cassaforte entrando dalla finestra. Il piccolo istituto non potè reggersi e cessò le attività. Fu venduta la striscia di terra tra la strada Veclezio e il rio, di proprietà della chiesa con la casa sopra costruita dalla Cassa; fu venduta anche l'altra striscia di terra tra l'inizio della strada Veclezio e la canonica, di proprietà del beneficio con la casa costruita dalla Cassa. Rimase alla parrocchia il Circolo con un debito di £ 6.000, pagate – appunto – nel 1930 con la vendita del terreno per il cimitero e la casa "Tapet" costruita dalla Cassa Rurale.

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