Articolo inserito da Gilberto Giorgetti in data 29/10/2007
Storia
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L´oggetto misterioso... ovvero un suggestivo sistema a setacci
Da testimonianze varie si è saputo che nel 1930, alla confluenza dei fiumi Rabbi e Montone, fu individuato il luogo dove costruire il nuovo sanatorio a Vecchiazzano e nel 1931 iniziarono gli scavi per le fondamenta del primo padiglione. Per agevolare il reperimento del materiale edile si approfittò del fiume Montone, che tuttora confina con l’ex-complesso sanatoriale e così si crearono diverse cave di ghiaia. In seguito, circa nel 1935/36, per dividere la sabbia dal ghiaino e dalla ghiaia si pensò di costruire una struttura in cemento armato a quattro piani che permettesse la divisione del materiale sul posto. Detta divisione avveniva con un sistema a setaccio.
I cavatori di ghiaia spesso, immersi nell’acqua fino alla cintura, coi badili caricavano la ghiaia su una specie di carrello a motore che viaggiava su rotaie fino alla nuova struttura meccanica di separazione. Il mezzo a carrello era condotto da certo Zantôn, che abitava nel palazzo Lacchini, in via della Punta, ora Castel Latino. Dato che le cave di ghiaia erano state aperte anche nel lato di S. Varano, fu costruito un ponte in legno sul fiume che permetteva il passaggio del carrello a motore.
In quel tempo non esisteva un vero ponte che permettesse il passaggio da Vecchiazzano a S. Varano per cui l’attraversamento del fiume avveniva tramite un “Caronte”, una specie di zattera o barca di legno legata da una corda per l’attraversamento.
Il “Caronte” era condotto da Pasquale Caroli detto Pachin, nato il 4 aprile 1904.
INTERESSANTE OSSERVARE ATTENTAMENTE E LEGGERE LA DIDASCALIA DELLA PRIMA FOTO.
A sinistra della foto il "Caronte" di Pachin e a destra, in alto, il selezionatore di ghiaia ancora in costruzione
Il selezionatore di ghiaia come si presenta oggi (foto Andrea Gorini 2007)
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Mara Guardigli in data 04/11/2007 20:45:45
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=453&i=182
Lavoro a Villanova ma dato che abito a Vecchiazzano, tutti i giorni passo sul ponte e vedo questa costruzione.Erano anni che mi chiedevo cosa fosse.Grazie a Gilberto per la storia e ad Andrea per la bella foto.Mara
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Roberto Brunelli in data 28/03/2008 20:45:45
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=453&i=344
Sull’ opuscolo “I Beni della salute” edito dall’Azienda U.S.L. di Forlì si legge che:” … realizzò a Forlì un grande complesso sanatoriale, da erigersi in località Bertarina, distante 3 km. Dalla città …”.
Vorrei gentilmente sapere se “Bertarina” era un altro nome con cui si indicava “Vecchiazzano”.
Grazie!
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Gilberto Giorgetti in data 28/03/2008 20:45:45
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=453&i=345
Caro Brunelli, per Bertarina s'intende tutta la zona che dalla punta nord del nuovo ospedale (ex-sanatorio), dove il Rabbi e il Montone si uniscono, comprende tutta la bassa del fiume fino al ponte di Vecchiazzano. Infatti, per Bertarina si è sempre inteso Vecchiazzano anche se ora l'intera zona è di Ca'Ossi.
Spero di essere stato chiaro.
Gilberto
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Daniele La bruna in data 08/03/2009 20:45:46
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=453&i=591
Avevo dimenticato quella strutture, quanti ricordi fa tornarnare alla mente, il più pressante è quello della spensierata giovinezza anche se spensierata non era, ricordo quando 47/48 anni fa andavo a giocare su quel agglomero di cemento armato, per arrivarci si passava di fianco al cimitero Inglese, e assieme al mio carissimo amico Carlo visitavamo spesso anche quello, all'epoca la gente non parlava volentieri del passato, era troppo fresca la sofferenza lasciata dalla guerra, e chi ci vedeva su quel rudere (era gia rudere allora) ci mandava via perche non ci si facesse male, e alla domanda di due o tre ragazzini a cosa servisse tutto ciò non venne mai una ruisposta, noi piccoli amici di allora credevamo, e siccome mi ero scordato di quella struttura, credevo tutt'ora nel mio inconscio che fosse stato uno strumento costruito per un uso bellico, che alla fine della guerra inevitabilmente fosse stato abbandonato. Sono contento di avere saputo oggi la sua vera storia, sono contento che resista al tempo, propongo di salvaguardarlo, perche oggi può diventare il simbolo degli uomini che operano per aiutare e aiutarsi a vivere, quel sanatorio, che oggi non c'è più, che ha lasciato spazio a una struttura che darà ospitalità a tanto aiuto e conforto e come fece il sanatorio che tanto bene ha fatto nell'era in cui la tubercolosi era un dramma, èp giusto, forse doveroso non scordare che l'ospedale che oggi è lì al nostro servizio ha iniziato la sua esitenza positiva priprio da quella cava.
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Andrea Gorini in data 18/03/2009 20:45:46
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=453&i=594
Caro Daniele, sono passati appena 10 giorni da quando hai saputo cos'era quella vecchia costruzione degli anni 30 e giustamente hai proposto di salvaguardarla, visto quello che ha rappresentato per tutta la città. Peccato che proprio oggi le ruspe hanno iniziato a demolirlo.
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Roberto Brunelli in data 15/11/2009 20:45:47
www.vecchiazzano.it/p.asp?p=453&i=737
Ho avuto modo di visionare ieri il catalogo della Mostra che gli Artisti BERND E HILLA BECHER hanno tenuto in questo 2009 a Bologna presso il "Museo Morandi". Ho allora pensato immediatamente a questo nostro patrimonio cittadino che rappresentava il "selezionatore di ghiaia" che non abbiamo saputo valorizzare e purtroppo salvare. Non contesto assolutamente il suo lecito abbattimento, ma costato che con lui se n'è andato un pezzo di Forlì e dei nostri ricordi. A beneficio di tutti gli Amici del sito Vecchiazzano.it pubblico la biografia di chi sono i coniugi Becher:
BERND E HILLA BECHER
Entrambi tedeschi: Bernhard Becher nasce a Siegen nel 1931, Hilla Wobeser a Postdam nel 1934, vivono a Dusseldorf. Bernd ha studiato pittura e litografia presso l'Accademia di Belle Arti di Stoccarda (1953-56) e tipografia presso l'Accademia di Belle Arti di Dusseldorf (1956-61), dove ha incontrato Hilla, che frequenta il corso di pittura. Si sposeranno nel 1961.
Dal 1959 collaborano a una sistematica documentazione fotografica di edifici considerati esempi di archeologia industriale, che vengono suddivisi per tipologie: silos, gasometri, altoforni, miniere, serbatoi per l'acqua. Inizialmente, la loro indagine è concentrata nella zona industriale di Siegen e della Ruhr, in seguito viene estesa al di fuori dei confini tedeschi: in Francia, in Belgio, in Lussemburgo, nei Paesi Bassi, in Gran Bretagna e in America.
Il rigore delle loro immagini è il risultato di vari elementi: la scelta del bianco e nero, l'assenza di figure umane e la centralità assoluta data alla struttura architettonica, che sembra emergere da una dimensione atemporale.
I Becher occupano una posizione di grande rilievo tra i rappresentanti dell'area artistica definita concettuale. Il loro lavoro ha costituito il punto di partenza e il modello di riferimento per molti fotografi tedeschi delle ultime generazioni, molti dei quali sono stati allievi di Bernd presso l'Accademia di Dusseldorf, dove ha insegnato dal 1976 al 1996.
Dalla loro prima esposizione, nel 1963 presso la Galleria Ruth Nohl a Siegen, numerosissime sono state le mostre individuali e collettive in gallerie e musei di tutto il mondo: presso la Sonnabend Gallery, New York, l' Institute of Contemporary Arts, Londra; partecipano a Documenta, a Kassel nel 1972, 1977 e 1982, alla Biennale di San Paolo del Brasile; una retrospettiva viene organizzata presso lo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven. E ancora, hanno esposto i loro lavori: al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, alla Biennale di Venezia (dove vincono nel 1991 il Leone d'Oro per la scultura), alla Ydessa Hendeles Art Foundation di Toronto.
Nella foto sotto una loro Opera rappresentante dei "suggestivo sistemi a setacci" fotografati in giro per il mondo durante la loro Opera di ricerca e catalogazione che stà alla base dei loro Lavori: