Articolo inserito da Maurizio Ricci in data 29/03/2007
Ciclismo
letto 31718 volte in 17 anni 8 mesi e 3 giorni (4,92)
L´incontro con un professionista "brocco" sulla salita di Massa...
Nella lunga e bella storia del Trofeo Tendicollo Universal prima e del G.P. Terme di Castrocaro poi, con la salita di Massa nel ruolo di sicuro fulcro, non troviamo solo campioni che hanno scritto pagine memorabili del grande romanzo del ciclismo, ma anche qualche autentica ciofeca, sicuramente inferiore, mi permetto di dire, anche di tanto, a diversi amatori con quotidiano riferimento a Vecchiazzano, che non hanno mai avuto l’opportunità di schierarsi nel ciclismo agonistico che conta.
Una di queste figure, veramente pochissime, Otto Bennevitz, tedesco di Hambourg, ve la racconterò domani (aggiungendo tanto altro a ciò che ho scritto sul libro “Protagonisti del ciclismo a Forlì”), ma va subito detto, che non era la peggiore.
Già, perché questa palma, o ideale maglia nera del mio percorso fra i tasselli del mosaico ciclistico, spetta ad un agnomen forte, quasi leggendario, come Gimondi, a cui faceva seguito il nome Alessio. Si trattava del fratello minore del grande Felice, uno che alla luce di come andava, può considerarsi autentico esempio di talento inverso rispetto al congiunto.
Nel 1972, nell’unico suo anno di professionismo, il ventitreenne Alessio (classe 1949), pur non gareggiando nel G.P. delle Terme di Castrocaro, seguì il fratello e si trasferì dalle nostre parti per accompagnarlo. Poteva essere quello, l’unico ruolo possibile, per lui, nel ciclismo. Fatto sta che il giorno prima della gara, con la sua fiammante maglia “Salvarani”, beato lui, il giovane Gimondi, provò il percorso. Il sottoscritto, che dai 40 ai 50 chili fa, ha praticato tanti sport e che ha sognato, senza mai raggiungere soddisfazione, di cimentarsi davvero con la bicicletta delle categorie federali, ha sempre visto, fin dalla tenerissima età, nella corsa forlivese, il banco per concepire e rinfrescare la sua sanguigna passione.
Grandicello, nel ’72 avevo 17 anni, ma ancor dotato di una vecchia pesantissima “Tecno” verde, col manubrio simile alle odierne “mountain bike”, relativi “parafanghi” enormi, un cambio dove spiccava come massimo rapporto l’umile 42x16, nonché una sella simile a quelle degli stayer, atta a trasformare i testicoli in zabaione, volli provare l’emozione di andare sul percorso del Gran Premio, nella speranza di incontrare qualche protagonista.
La sorte però, quell’anno, non mi fu tenera, ed invece dei campioni, trovai, appunto, un inverso. Fu proprio la salita di Massa, il teatro d’incontro. Venivo da Vecchiazzano e davanti a me, su quelle pendenze non proprio ficcanti, mi ritrovai una maglia Salvarani. Pensai subito, ad uno di quei cicloturisti, allora tanto più di oggi, dediti a percorrere le strade indossando una divisa da professionista, ma quel tipo si alzò sui pedali e quel gesto, mi spinse ad una sfida, sognando Gimondi, quello vero però.
All’unica moltiplica contemplante il “42”, aggiunsi il 18 e scattai a mia volta (grazie al calcio, scattare, era la variabile che mi riusciva meglio sulla bici) e vidi che lo stavo raggiungendo. Nonostante i per me diversi chilometri a buona andatura a monte, che da Capocolle mi avevano portato a Vecchiazzano, senza poter bere nonostante il gran caldo (era il 17 giugno) e col sempre presente rischio di ritrovarmi i crampi sui personali polpacciacci calcistici, capii che potevo prenderlo prima della cima. Aumentai lo sforzo, per me tale, in quanto ben poco avvezzo alla bicicletta, lo raggiunsi e lo superai, notando nel volto del tipo, tanto una somiglianza col Gimondi vero, quanto una certa fatica.
Invaso dallo stupore-orgoglio di averlo visto giovane, mi diedi come obiettivo lo scollinamento di Massa e lo staccai di brutto. Giunto all’apice però, la ragionevolezza sui miei limiti d’autonomia e la voglia incipiente di bere, mi consigliarono di svoltare e tornare verso Vecchiazzano. Ebbi così l’occasione di rivedere quel tipo, in maniera più chiara e capii che era un corridore reale, brocco, ma vero. La somiglianza con Felice mi fu ancor più chiara, così come l’orgoglio di averlo lasciato a quasi cento metri, a sudare e faticare.
La discesa, un poco mi fece recuperare dall’impasto muscolare, ma la sete era decisamente più forte. Giunto in via Castel Latino, mi fermai al primo bar di cui non riesco a ricordare collocazione e, come un automa, portai nella allora micro-pancia, almeno un litro di minerale. Tornando verso casa ed il giorno dopo, durante la gara vinta da Roger Swerts su Felice, non pensai ad Alessio, di cui conoscevo l’esistenza, ma non una broccaggine così forte. Fu l’amico Aviero Casalboni, qualche giorno dopo, a farmi capire, con la congiunzione di tanti particolari, di aver staccato il giovane Gimondi.
Ed allora..... ancor non conoscevo l’amicone Giorgio Zauli (un grande, di cui scriverò qui a giorni il ritratto), che non avrebbe tardato a dirmi (sperando di scrivere bene il dialetto): “Puffo, tant munta la testa, te scachè una murtadéla!”
Maurizio Ricci (Morris)
Nella foto che segue, rarissima, Alessio Gimondi....
Nel 1957 a Giorgio Ceroni, direttore sportivo della U.S. Forti e Liberi di Forlì, venne l’idea di far nascere in questa città un evento ciclistico importante e ne parlò col grossista Bruno Ugolini, che a quel tempo produceva un tipo di tendicollo per camicie, la “Ten...
inserito da Mauro Piolanti in data 21/11/2006
2 commenti
Un regalo che voglio fare a tutti quelli che girano in questo sito di Vecchiazzano e... si riconoscono in questa foto, che credo sia del 1958/60 (se qualcuno conosce l'anno esatto, lo comunichi). La preparazione di molti giovani di Vecchiazzano, ad assistere al passaggio della Famosa "Tendicollo Uni...
Parlare del poco valore di un atleta non è mai positivo. Lo sport, in fondo, rappresenta prima di tutto una sfida con se stessi e, solo in un secondo momento, con gli altri. Educare i ragazzi alla pratica sportiva, cercando di aprir loro questo basilare orizzonte, sarebbe auspicabile. Purtroppo lo s...
Ole Ritter, veniva dalla Danimarca, una terra fredda, ma era uno di noi: pareva romagnolo in tutto. Divenne un affezionato al GP Terme di Castrocaro, per le sue eccelse doti sul passo e per la lunga militanza nella Germanvox Wega, squadra avente sede nell’imolese.
Nel medesimo sodalizio, militavano...
Sono passati esattamente 50 anni dalla prima corsa "Tendicollo Universal" svoltasi a Forlì il 15 maggio 1958 che poi terminerà a Vecchiazzano nel 1979.Fra 7 giorni esatti (22-05-2008), un'altra corsa professionistica, Il Giro d'Italia, partirà da Forlì per la sua 12° tappa Forlì-Carpi.
N...
Per intenderci meglio, stiamo parlando sempre del "Trofeo Tendicollo Universal", cronometro internazionale, che dopo 20 anni dalla prima corsa, resisteva ancora nel mondo del ciclismo professionistico grazie al Cav. Giorgio Ceroni ed alla U.S. Forti e Liberi di Forlì.
Ecco alcune immagini de...
inserito da Andrea Gorini in data 15/02/2009
4 commenti
Sempre grazie a Massimo Balzani ecco un'altro opuscolo della famosa "Tendicollo Universal", Cronometro Forlivese a livello nazionale, che nell'anno 1972 prese il nome di Gran Premio Castrocaro Terme e si disputava per le strade fra Castrocaro Terme e Vecchiazzano, il tutto con l'aiuto della Societ&o...
inserito da Andrea Gorini in data 02/04/2019
1 commento
7 aprile 2019
L’iridato e olimpionico del ciclismo Fabian Cancellara sceglie Forlì per proporre nel 2019 in Italia la propria Challenge denominata, appunto, “Chasing Cancellara” e già presente in mezzo mondo: dagli Emirati Arabi alla Spagna, dalla Danimarca all...
Un documento storico del 1958 della famosa corsa a cronometro forlivese, la prima di una lunga serie.
Forlì , 15 maggio 1958 1° TROFEO TENDICOLLO UNIVERSAL
Gara a cronometro individuale
I partecipanti: Rivière, Anquetil, Boni, Brankart, Darrigade, Graft, M...
Dall'11 novembre al 7 gennaio il Museo Civico di San Domenico ospiterà la mostra “Ercole Baldini. Una leggenda italiana”. L'esposizione, realizzata dal Comune di Forlì, in collaborazione con la casa editrice Minerva e i figli del campione Mino e Riziero Baldini, curata da...