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Articolo inserito da Gilberto Giorgetti in data 23/10/2007
Storia
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Benito Mussolini parla ai socialisti di Vecchiazzano
Nel febbraio del 1909 Filippo Tommaso Marinetti pubblica a Parigi sul “Figaro” il primo manifesto del futurismo, dove esalta la guerra, “sola igiene del mondo”. In quell’anno muore a Casola Valsenio lo scrittore faentino Alfredo Oriani e a Torino muore Cesare Lombroso. Nel dicembre del 1909 Guglielmo Marconi vince il premio Nobel per la fisica. Nello stesso mese Giolitti presenta le dimissioni e si forma il II ministero di Sidney Sonnino.
Nello stesso anno Benito Mussolini torna definitivamente a Forlì, a seguito delle sofferte traversie politiche, dopo l’ultima espulsione dal Trentino, dove era stato chiamato dai socialisti di Trento per ricoprire la carica di segretario della Camera del Lavoro.
Cesare Battisti sul “Popolo”, giornale da lui diretto, lo saluta nel seguente modo: “La sentenza di espulsione, se a noi fa profondo dolore a lui fa onore; se per noi è una grande perdita, per lui è una gloria”.
A Forlì, Mussolini assume la carica di segretario del Partito Socialista e dedica anima e cuore alla riorganizzazione del partito, che era praticamente inesistente. Infatti, in Romagna e in particolare a Forlì molti militano nel Partito Repubblicano: eredità di Aurelio Saffi e di Antonio Fratti.
Il giovane socialista iniziò il nuovo incarico di partito percependo ogni mese 120 lire di stipendio, che gli permettevano di dedicarsi esclusivamente all’organizzazione del partito.
Il 9 gennaio del 1910, nel forlivese soppresse per morosità ben 17 sezioni socialiste e precisamente: Bagnile, Borghi, Cusercoli, Durazzanino, Ospedaletto di B., Petrignano, Pieve Saliceto, Predappio, Roncadello, S. Arcangelo S., S. Martino in Strada, S. Angelo in Strada, S. Lorenzo, S. Giorgio, Vecchiazzano, Villa Marina e Villa Capanni.
Nello stesso giorno estese i confini del partito, che aveva sede in piazza Saffi, dal Ronco al mare, con le seguenti nuove sezioni: Ardiano, Cattolica, Fratta di Bertinoro, Pianta, Rimini, S. Colombano di Meldola, Villanova e Villa Ronco. Inoltre, per potenziare l’opera della federazione collegiale, Mussolini fondò il periodico “Lotta di Classe”.
A Forlì Mussolini deve farsi spazio fra le ironie e gli insulti dei repubblicani, ma egli sapeva come rispondere per le rime. In un isolamento quasi esasperato, si recava di città in città, di borgo in borgo, per avere un contatto immediato col popolo ed era presente a tutti gli eventi e alle lotte sociali, in un’opera continua e febbrile.
In una stanza situata nell’ex-palazzo Monti, in via Carlo Pisacane, s’incontrava coi socialisti in lunghe veglie invernali, dove spesso parlava dell’indipendenza totale dall’Austria. Quando era in compagnia di amici, a bere il Sangiovese della Cantina Monti, faceva trapelare la sua ammirazione per Ghinòs, l’ultimo cantastorie-violinista della valle del Ronco e del Rabbi.
In seguito, iniziarono le lotte per le trebbiatrici, fra le Camere del Lavoro “gialla” (repubblicana) e “rossa” (socialista) e vi furono, anche, spargimenti di sangue a Voltana e alle Mandriole, ma da Forlì Mussolini invitò alla fratellanza: “Compagni, gettate sulle nostre vittime i garofani rossi della fede comune. Nessuna vendetta!”.
Gli avversari politici lo chiamarono “pazzo” e furono i riformisti, i guerrafondai, cacciati nel 1912 a Reggio Emilia dal partito, i massoni, espulsi nel 1914 al congresso di Ancona, i triplicisti dell’agosto del 1914, i neutralisti dell’ottobre dello stesso anno e Serrati nel febbraio del 1915.
Nel gennaio del 1910 muore ad Imola, sua città natale, Andrea Costa, socialista e maestro di Mussolini. Dieci mesi dopo muore anche Alessandro Mussolini.
Da Forlì la corrispondenza col giornale “Avanti!” si fa sempre più frequente e il 4 maggio 1911, per la prima volta, appare il nome di Benito Mussolini sul quotidiano.
Il 14 agosto dello stesso anno, all’inaugurazione della casa socialista di Carpena, Mussolini informò che il giornale “Lotta di Classe”, molto diffuso in Romagna, sarebbe rimasto inedito per tre numeri, per migliorarlo e ampliarlo.
Comunque, la casa del popolo più prestigiosa era quella di Forlimpopoli, la quale aveva annessa una biblioteca di circa seimila volumi.
Nel settembre del 1911 iniziò l’Ora di Tripoli. In quegli anni, il nazionalismo era riuscito a convincere la maggioranza degli italiani, ma Mussolini non vedeva di buon occhio l’interventismo; perciò, sulla linea assunta da Papini, Prezzolini e Salvemini, si dichiarò contrario all’intervento in Libia.
Furono, quelli, momenti particolarmente “caldi”, che misero in evidenza il confronto ideologico fra il socialismo pluralista di Mussolini e il nazionalismo di Corradini. Su tali basi ebbero luogo i tumulti antilibici nel forlivese.

BENITO MUSSOLINI PARTECIPA AD UNA RIUNIONE SOCIALISTA A VECCHIAZZANO
In quei giorni, Benito Mussolini partecipò ad una riunione in casa Galàs a Vecchiazzano. L’incontro si svolse in una camera che era utilizzata dalla famiglia Galassi come magazzino. La casa è tuttora esistente al numero civico 19 di via Veclezio.
La testimonianza verbale della riunione è stata rilasciata da Romeo Galassi il 28 marzo 1984, il quale affermò che a quel tempo, nonostante fosse un ragazzino, partecipò all’incontro. Inoltre, il Galassi riferì che durante la riunione s’addormentò sopra un sacco di farina, riposto nella camera.
Mussolini fu invitato dai socialisti di Vecchiazzano a tenere una riunione di partito. Il compito di andarlo a prendere da Forlì lo assunse Francesco Raggi, detto Bizàra, il quale per il suo carattere indomito non temeva ritorsione alcuna da parte dell’avvocato Bembo, proprietario del podere che la famiglia Raggi conduceva a mezzadria.
Francesco Raggi andò a prendere Mussolini col barroccino, trainato da un mulo.
In casa Galassi, Mussolini parlò ai seguenti convenuti:
‘E Sêc ad Campiê (Il “Secco” di Campiano)
Rumeo ad Frulâna (Romeo di casa Frulâna)
Gigg ad Suga (Luigi di casa Suga)
Minghinöla (Domenichino)
Frazcôn ad Bizàra (“Francescone” di casa Bizàra)
Angiulin ad Galàs (Angiolino Galassi)
Rumeo ad Galàs (Romeo Galassi)
Gigiôn ad Tapêd (“Luigione” di casa Tapêd)
‘E Bi ad Masöla (“Il più giovane” di casa Masöla)
Alla fine della riunione Mussolini mostrò dei volantini di colore rosso, che teneva arrotolati in mano, dove c’era scritto in nero: “Condanniamo l’indegna speculazione che in nome di Tripoli si compie sul sangue e sul denaro del proletariato”. I volantini furono poi affissi il giorno dopo nel centro di Vecchiazzano, a testimonianza della linea non interventista che Mussolini aveva assunto in quell’incontro.



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