In ricordo di Leonello Flamigni, morto giovedì sera a causa di un malore, noto giornalista di Forlì e Vecchiazzanese da una decina d'anni, volto storico delle tv locali, Videoregione e Teleromagna. Flamigni aveva 77 anni e lascia la moglie e due figli. La sua carriera è partita negli anni Settanta collaborando con il Resto del Carlino a Forlì, per poi essere assunto e inviato alla redazione di Cesena proprio quando venne aperta nel 1972. Poi dall'estate del 1989 all'autunno del 1992 si buttò nell'avventura della Gazzetta di Forlì. Successivamente il passaggio alla tv, prima a Video Regione, poi a Tele Romagna.
Lo ricorda il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini: "E' con profonda costernazione che abbiamo appreso la notizia dell'improvvisa scomparsa di Leonello Flamigni, giornalista d'esperienza e durante un periodo anche uomo della comunicazione pubblica nell'ambito dell'attività aeroportuale. Per decenni Leonello Flamigni è stato una delle voci autorevoli del nostro territorio, sia grazie al lavoro quotidiano nella carta stampata forlivese da “Il Resto del Carlino” all'esperienza nella “Gazzetta di Forlì”, sia nella versione televisiva che ha praticato nelle emittenti Videoregione e Teleromagna. Con la sua scomparsa l'intera comunità romagnola perde un professionista dell'informazione, un osservatore arguto e appassionato, un uomo fortemente legato alla nostra città. In questo triste momento ci uniamo al dolore dei familiari, degli amici e di quanti hanno condiviso con lui esperienze di lavoro, di cultura e di valorizzazione del territorio”.
A ricordarlo, tra gli altri è anche l'ex deputato e presidente di Aics Bruno Molea: “Leonello Flamigni è stato per anni penna e volto televisivo della mia città. Fu tra i giornalisti che, alla fine degli anni Ottanta, con grande coraggio si buttò nell’avventura delle Gazzette che, in Romagna, ruppero il monopolio dell’informazione locale e poi fu per lustri il mattatore di Video Regione, prima di approdare alla fine della carriera a Teleromagna, altra nota emittente televisiva regionale. Fu di quella generazione dei giornalisti con taccuino e scarpe consumate: a lui e ai suoi colleghi di allora si deve la comunicazione di oggi, fatta delle belle storie del nostro territorio, delle denunce che hanno cambiato la vita e la storia della nostra città. L’ultima volta che fui ospite nel suo salotto televisivo, la ricordo bene: parlammo del museo del calcio internazionale che con tanto orgoglio AiCS aveva portato a Forlì, e della mia nomina alla guida della Confederazione internazionale dello sport amatoriale. Lui era quello di sempre: occhi vispi, jeans e giacca e quell’esprit da eterno ragazzo. Uno pensa che personaggi così non possano morire mai. Vorrei che oggi ci scrivessi un’altra storia, Leonello”.
Un ricordo anche dal giornalista e collega Gaetano Foggetti: "Con la scomparsa di Leonello Flamigni se ne va un pezzo della mia giovinezza, anagrafica e giornalistica. Occhi brillanti, sempre vivi, l'immancabile sigaretta appesa alla bocca e una costante fame di vivere che gli ha fatto accettare sfide professionali difficili vincendole e perdendole sempre con ironia e leggerezza. Dal 1989 al 1993 l'avventura delle Gazzette di Longarini, prime a rompere il monopolio dell'informazione locale. Esperienza travolgente quanto breve che però rappresentò una scuola di mestiere sul campo per una intera generazione di giovani che avevano l'unico desiderio di fare quella professione e alla quale appartenevo anch'io con gli amici Stefano Benzoni, Maurizio Burnacci e tanti altri. E lui, pur ancora giovane, chiamato a guidare quel manipolo di aspiranti cronisti. Sempre secondo il suo modo di essere. Non sta a me giudicarne la carriera e la professione. Ricordo solo che ogni volta che lo incontravo immancabilmente mi diceva :"Cercavo proprio te per parlarti di un progetto". Il più delle volte forse non era vero ma i suoi occhi te lo facevano sempre credere. Buon viaggio Flam". |