Rispondo al alcune osservazioni presentate in questi giorni. Lo faccio solo ora, a causa dei numerosi impegni connessi alla mia funzione ed alla conseguente difficoltà a portare a compimento tutto ciò che si vorrebbe.
All’amico Gilberto Giorgetti desidero far presente che a Forlì, da oltre 30 anni, non vi sono più siti come quello riprodotto nella foto da lui inserita nella pagina web dedicata a Vecchiazzano. Le sue preoccupazioni sul futuro del luogo che sarà oggetto di escavazioni appaiono veramente allarmistiche. Sono disposto ad accompagnarlo ad una visita alle numerose cave dismesse sul territorio comunale, proprio perché possa appurare l’evidenza dei fatti.
Colgo anzi l’occasione per ricordare che a Ladino è operativa, da alcuni anni, un’attività estrattiva. Il sito può essere visitato senza problemi da chiunque, previo accordo con gli Uffici Comunali. Tra l’altro, la cava in questione è soggetta a scrupolosi monitoraggi in corso d’opera: basta osservarne i risultati per avere conferma dell’assoluta assenza di rischi per la salute umana e gli ecosistemi in genere. Ma è incontestabile anche il fatto che a Forlì alcune attività estrattive, una volta cessate, si sono tradotte in opportunità veramente importanti per la città. Basta vedere il sito d’importanza Comunitaria rappresentato dai “Meandri del Fiume Ronco”, impostato prevalentemente proprio su delle antiche cave e in procinto di diventare il “Parco Fluviale del Ronco-Bidente”.
La zona estrattiva di Vecchiazzano non interesserà minimamente il sito archeologico di carattere preistorico, ragion per cui non è stato necessario coinvolgere la Soprintendenza. I sondaggi geologici sono stati eseguiti da tempo ed in congruo numero, alla presenza dei tecnici comunali. Durante queste ispezioni, tutte corredate da materiale fotografico imponente, non sono stati rinvenuti reperti archeologici, né si è appurata l’esistenza di falde freatiche. I risultati e le stratigrafie sono tutte allegate alla pratica dello specifico Piano Particolareggiato, consultabile da chiunque previo accordi con l’Ufficio Geologico comunale. Il progetto convenzionato dà persino la possibilità di utilizzare l’impianto di lavorazione per il riciclaggio di materiali inerti. Tale attività sarà di modesta entità e si limiterà ad un transito di 8 camion/giorno: mi pare un numero accettabile, considerato anche che il riciclaggio di materiale permette di evitare discariche e cave di maggiori dimensioni. L’inquinamento derivante dalla lavorazione dei suddetti materiali sarà limitatissimo: gli impianti saranno infatti ubicati in una depressione di 7 metri rispetto al piano di campagna. Eventuali polveri e rumori rimarranno pertanto confinati all’interno del “catino”. Inoltre, sarà insediata una barriera verde di piante ed alberi in grado di mascherare anche visivamente l’intervento. Se poi si considera che l’impianto sarà di nuova generazione, con aspiratori per le polveri e ganasce gommate, ecco confermato il fatto che le preoccupazioni dei cittadini siano già state recepite da tempo dagli Uffici Comunali, dotati al riguardo di notevole esperienza.
Alla signora Claudia Lombardi ricordo che la comunicazione alla collettività è operativa sin dal 1996. Questo significa che da ormai 12 anni le questioni legate alla cava di Vecchiazzano ed alla viabilità sono oggetto di confronto con la Circoscrizione, il Quartiere ed i cittadini direttamente interessati. I numerosi incontri in materia hanno portato alla condivisione generale delle questioni, pur nella consapevolezza che il consenso totale è un’utopia. Per quanto riguarda i controlli, sono più numerosi di quanto si pensi. Dal punto di vista “repressivo”, le cave sono controllate dalla Polizia Municipale, dalla Polizia Provinciale, dalla Polizia Mineraria e dal Corpo Forestale dello Stato, mentre, dal punto di vista “tecnico”, sono osservate dall’Ufficio Geologico del Comune di Forlì, dal Dipartimento di Prevenzione dell’AUSL e, in alcuni casi, anche da ARPA. Vi faccio un esempio: nella cava attiva di Ladino, oltre a tutti i controlli di cui sopra, ARPA compresa, il Comune di Forlì ha incaricato l’Università di Bologna di effettuare per 10 anni un monitoraggio satellitare con l’utilizzo di sensori all’infrarosso, allo scopo di valutare gli effetti della cava sulla vegetazione circostante. A tutt’oggi non sono state riscontrate negatività. Sostenere, in assenza di prove, che gli anziani ed i bambini del posto si ammaleranno di più per colpa della cava, è scorretto e non corrisponde a verità.
Idem come sopra anche per quanto riguarda il 3° lotto della Tangenziale: anche il relativo progetto è visionabile sul sito del Comune di Forlì. Chiunque può constatare che il tracciato attraversa Vecchiazzano in galleria centralmente, ritornando in superficie direttamente su via del Partigiano, mentre l’asse viario di superficie che si intende realizzare è a monte ed andrà a drenare il traffico di via Veclezio, via Tomba e via Castel Latino. Non entrerà in Vecchiazzano proprio perché è deviato direttamente su via del Partigiano. Tale nuova strada alleggerirà il centro di Vecchiazzano dal traffico di monte, con tutto il vantaggio per le scuole, gli impianti sportivi e soprattutto i residenti.
Infine, siccome la Signora Lombardi chiedeva lumi sulla mia abitazione, segnalo che essa è posta in una traversa a fondo cieco di via Copernico, a 400 metri dalla ferrovia, a 700 metri dal primo tratto già aperto della Tangenziale Est (quella, per intenderci, che collega viale Roma con la via Mattei) e a meno di 200 metri dal punto in cui correrà il costruendo asse di arroccamento, nel tratto compreso fra via Bertini e via Mattei. Sono tutte arterie fondamentali per la città. Un motivo in più per realizzarle con accorgimenti tecnici e compensazioni ambientali capaci di ridurre al minimo l’impatto sulla residenza.