Oggi 23 novembre mi provo a dare un commento all’articolo/notizia inserito da Enrico Sedioli relativo all’incontro dibattito (se non ho frainteso) dal titolo “Proposta di riforma o taglio alla scuola di tutti?” che si è tenuto ieri sera a Vecchiazzano. Lo faccio solo oggi, poiché non è mia intenzione fare polemica ne, tanto meno, assumere le difese di questo o quel Ministro, ci ha pensato prima di me il già Ministro della Pubblica Istruzione On. Berlinguer, inoltre se lo avessi fatto ieri sarebbe stata una indebita interferenza.
Prima di proseguire, permettetemi però, di presentarmi. Nella mia, ormai lunga, vita ho avuto varie esperienze anche di tipo sindacale, anche se quasi sempre da spettatore.
Una, in modo particolare mi è stata ricordata dalle recenti vicende Italiane: erano gli anni settanta ed a Gela in Sicilia mi capitò spesso di sentire i Capireparto sostenere che a Gela (stabilimento dell’ANIC) non si produceva “chimica” ma si producevano innanzitutto “stipendi e salari”. Sta di fatto che così facendo ci siamo giocati la “Chimica Italiana” e tutti i posti di lavoro che essa rappresentava, non solo a Gela, ma a Ravenna, come nella Val Basento, a Marghera come ad Ottana.
Non mi sono mai occupato di scuola, citerò quindi un caso che considero emblematico: A Venezia, in questi giorni, un ragazzino di 6 anni per la prima volta a scuola, in una classe del tutto normale assieme ad altri 19 come lui, ha a disposizione 5 (dico cinque) maestre. In questa sede ometto di darvi il nome ed il cognome che , comunque conosco e sono in grado di fornire. Se questo non è “produrre stipendi” ditelo voi, visto che la qualità del prodotto è quella che tutto il mondo ci contesta e che noi stessi verifichiamo tutti i giorni, nel rapporto con i nostri giovani.
Ma torniamo all’oggetto, non credo che manifestazioni di piazza, dove una sola parte si trova per dire solo dei “no” e a scandire slogan che rischiano solo di essere una sorta di “training autogeno”, una sorta di auto convincimento, utile a riempire i vuoti di idée e la mancanza di una reale progettualità alternativa, ma del tutto inadatta a soddisfare coloro che hanno a cuore le vicende di questo nostro Paese.
Non so se l’incontro di Vecchazzano abbia avuto un andamento del tipo sopra esposto o se, più realisticamente, ma soprattutto, più in linea con ciò che sin qui mi era parso di cogliere nelle intenzioni dei promotori del nuovo P.D., Veltroni in testa, e cioè: di fare politica per questo Paese, accettato che l’Italia è un paese Occidentale, in cui vige la Democrazia. Accettando, una volta per sempre, che in Democrazia, il partito o lo schieramento, che ha la maggioranza ha il dovere di governare, nel rispetto dei principi fondamentali, ma anche con i distinguo che li caratterizzano. Solo così si può arrivare ad una Democrazia compiuta ed a quell’alternanza, di Governo, che caratterizza le vere, non demagogiche, Democrazie. Accettando, infine, che una Democrazia ostaggio di una minoranza non è una Democrazia.
Spero che quanto detto non suoni offensivo, ma appaia per quello che vuole essere, e cioè un contributo alla discussione anche fra le parti. Un cordiale saluto a tutti.
Giancarlo LOLLI
Venezia
23/10/2008 |