Ringrazio Claudio per il post, di seguito il racconto della mia stupenda e interminabile giornata feltrina.
Ore 3 di domenica 19 giugno: mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte sentendo picchettare furiosamente sul camper. Su Feltre si sta scatenando un autentico acquazzone tropicale, seguito da tuoni violentissimi e lampi accecanti che riescono a illuminare l'interno del camper nonostante le finestre siano tutte chiuse. Mi torna una spiacevole sensazione di deja-vu ripensando all'edizione del 2010, dove nemmeno partii per le pessime condizioni meteorologiche. Non avevo voglia di ritornare a casa anche quest'anno senza neppure avere preso il via. Sulle 4 il temporale finisce di scaricarsi e mi riaddormento prima della sveglia alle 5.45. Apro le finestre e sorpresona: cielo splendidamente azzurro e sole che comincia pian piano a riscaldare l'aria e ad asciugare l'asfalto zuppo di pioggia. Una bella colazione abbondante con thè, crostata e una mela, mi vesto con entusiasmo, monto il numero e il chip sulla bici e via di buona lena verso la griglia di partenza. La voce dello speaker Mutton mette quasi paura a tanta gente: "che Dio vi benedica", "non cercate l'impresa, questa non è una Gran Fondo come tutte le altre, qui non si scherza". E anch'io nei minuti di attesa prima della partenza mi chiedo se valga veramente la pena soffrire per 220 Km e 6 salite, appuntite e taglienti come coltelli affilati. So di essermi allenato abbastanza bene (4400 Km in 5 mesi e mezzo non sono da buttare), ma la lunghezza del tracciato è davvero interminabile e passi come il Duran, lo Staulanza e il Valles non sono nemmeno paragonabili alle salite che faccio di solito come la Rocca delle Caminate, il Centoforche o Bertinoro. Ma in poco tempo mi schiarisco i dubbi: sono venuto qui per fare il percorso lungo e non torno indietro sulla mia decisione. Alle 7.30 viene dato lo sparo, partendo abbastanza indietro mi ci vogliono 5 minuti buoni per passare sulla linea di partenza e via per i primi saliscendi sulla pedemontana bellunese prima di imboccare la stretta vallata del lago del Mis, attraversando gallerie totalmente buie. Me la prendo con calma sapendo che in un percorso del genere è un suicidio partire subito sparati a tutta. La prima salita del Forcella Franche la divoro senza quasi accorgemene, il gruppo è ancora così poco scremato che ci sono tappi continui e si sale a un ritmo che fortunatamente fa fare poca fatica. Scesi ad Agordo, incomincia la vera Gran Fondo perchè si imbocca la terribile salita del Passo Duran, 12 Km al 9% di pendenza media. Il gruppo si è ormai totalmente scremato e si sale in piccoli gruppetti, ma anche qui cerco di non fare troppi fuori giri cercando di salire a una pulsazione di 165-170 battiti (10-15 battiti sotto la mia soglia). Ascesa veramente da non sottovalutare il Duran, con pochissime curve e lunghi rettilinei che in alcuni brevi tratti sfiorano il 15%. In cima faccio la prima sosta al ristoro per ricaricare le batterie, già avevo mangiato qualche barretta nei Km precedenti, ma l'alimentazione regolare e frequente (quasi ogni ora va messo qualcosa fra i denti) è fondamentale in una prova del genere. Discesa piuttosto stretta e tortuosa verso la Val Zoldana e poi si sale immediatamente verso la Forcella Staluanza. Anche questa salita misura 12 Km, ma con una pendenza media più bassa (7%) e con diversi tratti di falsopiano lungo l'ascesa che permettono di tirare per un po' il fiato. Qualche nuvola quà e là inizia ad oscurare il sole, ma il meteo ancora tiene bene e la vista delle belle vette del Monte Civetta e del Monte Pelmo fanno pensare un po' meno alla fatica che si sta facendo. Dopo la cima lunga discesa verso Selva di Cadore (da cui si può ammirare uno stupendo panorama della Marmolada ancora ben innevata), Caprile e il lago di Alleghe, in cui è posizionato un altro ristoro da cui giustamente non mi sottraggo. Quando c'è da mangiare ai ristori sono sempre presente!!! A Cencenighe inizia lo spauracchio di giornata: l'interminabile Passo Valles, 20 Km di salita quasi continua. Inizialmente la strada è la stessa che sale al Passo San Pellegrino, fortunatamente abbastanza pedalabile a buoni ritmi se si sta coperti in qualche gruppetto. Ma dopo Falcade incomincia l'inferno; si volta a sinistra e si affrontano gli ultimi 7 Km della salita, terribili, dove si superano quasi 700 metri di dislivello e con lunghi rettilinei sempre costanti al 10-11% senza mai un falsopiano per rifiatare. Comincio a sentire la fatica fatta fino a quel momento (in fondo ho già 135 Km e quasi 4000 m di dislivello nelle gambe) e non riesco a pedalare a più di 8-9 Km/h. Al ristoro in cima mi concedo una sosta lunghissima di un quarto d'ora pur di recuperare la freschezza necessaria per affrontare senza troppi problemi gli ultimi 80 Km di percorso e nonostante il cielo si sia quasi del tutto coperto e si sia alzato un vento freddo e pungente, mi fiondo come un leone affamato su qualunque cosa possa mangiare al ristoro. Sul Passo Rolle ritorna nuovamente il sole a fare capolino fra le nuvole, ma sostanzialmente non mi cambia molto: per fortuna il Passo Rolle è la più facile delle 6 salite di giornata visto che se ne affrontano solo gli ultimi Km e la pendenza è davvero leggera. La discesa verso Fiera di Primiero è lunga e particolarmente nervosa, data la quantità impressionante di traffico dei turisti e con i pullman che fanno da tappo, richiedendo anche una concentrazione psicologica che dopo tutti quei Km non è facile da tenere. Mi sarei voluto godere la vista delle Pale di San Martino, ma con tutto quel traffico era meglio tenere gli occhi dritti sulla strada. Un'ultima sosta al ristoro, stavolta breve e via a 45-50 Km/h ben coperto in un gruppo piuttosto numeroso fino a Ponte d'Oltra dove si imbocca la sesta e ultima salita di giornata: il Passo Croce d'Aune. Ascesa piuttosto irregolare, dove nei primi 8 Km sono forse più i tratti di falsopiano che quelli di salita, ma gli ultimi 3 Km sono veramente tosti e "regalano" in molti partecipanti crisi terrificanti. Visto che è l'ultima salita decido di gestirmi con meno prudenza, concedendomi anche qualche breve fuori soglia e così faccio valere le mie qualità di scalatore salutando la compagnia del gruppo con cui ero stato negli ultimi Km. Appena incomincia il tratto duro, in prossimità del celebre campanile del paesino di Aune, dal cielo cade un violento scroscio di pioggia. Breve sosta per mettermi la mantellina e riparto imprecando, visto che la pioggia è venuta a farmi visita proprio nel tratto più impegnativo della salita. Dopo 200-205 Km di sfacchinata comincio a sentire veramente le gambe incatramate, anche l'agilissimo 39x30 non aiuta a salire con un buon ritmo di pedalata (visto che vado sù a 6-7 Km/h), ma l'entusiasmo di arrivare in cima mi consente di resistere e di evitare il fatidico piede a terra. Superata anche questa ultima fatica incomincia la discesa conclusiva verso Feltre, fatta con prudenza visto l'asfalto bagnato. L'organizzazione del Pedale Feltrino però è assai bastarda e non regala un arrivo in piano, ma in cima al paesello dove bisogna affrontare un'ultima rampa in lastricato di 400 metri. Ma avevo talmente voglia di arrivare che sulla rampa finale ho fatto pure la volata e alle ore 18.15, dopo 10 ore e 40 minuti e 220 Km in sella alla bici, ho tagliato a braccia alzate il traguardo, rendendomi subito conto dell'impresa che avevo fatto.
Alcuni tempi di scalata:
Forcella Franche: 25 minuti (990 di VAM)
Passo Duran: 1 ora e 3 minuti (970 di VAM)
Forcella Staulanza: 58 minuti (870 di VAM)
Passo Valles: 1 ora e 35 minuti (790 di VAM)
Passo Rolle: 28 minuti (800 di VAM)
Passo Croce d'Aune: 47 minuti (770 di VAM) |