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Articolo inserito da Gilberto Giorgetti in data 05/08/2006
Storia
letto 26711 volte in 18 anni 3 mesi e 18 giorni (4)
Vecchiazzano fra Ottocento e Novecento - SECONDA PARTE
Mentre a Vecchiazzano avvenivano le uccisioni di Aldo Sgarzani, Adolfo Boni e l’aggressione ad Olindo Casadei l’Italia si avviava verso l’espansione colonialistica, favorita dalla conversione al colonialismo del cancelliere tedesco Bismarck e dall’atteggiamento benevolo dell’Inghilterra, con la quale si moltiplicarono i contatti diplomatici. A febbraio del 1885 un corpo italiano di spedizione nel Mar Rosso prende possesso di Massaua, che si trova sotto la sovranità dell’Egitto e della Turchia, senza incontrare resistenze.
Nel settembre del 1911 è l’Ora di Tripoli.
In quegli anni, il nazionalismo era riuscito a convincere la maggioranza degli italiani, ma Mussolini non vedeva di buon occhio l’interventismo; perciò, sulla linea assunta da Papini, Prezzolini e Salvemini, si dichiarò contrario all’intervento in Libia.
Furono, quelli, momenti particolarmente “caldi”, che misero in evidenza il confronto ideologico fra il socialismo pluralista di Mussolini e il nazionalismo di Corradini. Su tali basi ebbero luogo i tumulti antilibici nel forlivese.
In quei giorni, Benito Mussolini partecipò ad una riunione in casa Galàs a Vecchiazzano. L’incontro si svolse in una camera che era utilizzata dalla famiglia Galassi come magazzino. La casa è tuttora esistente al numero civico 19 di via Veclezio.
La testimonianza verbale della riunione mi è stata data da Romeo Galassi il 28 marzo 1984, il quale, benché ancora ragazzino, partecipò all’incontro. Il Galassi, nel suo racconto, mi ha riferito d’essersi addormentato sopra un sacco di farina riposto nella camera.
Mussolini fu invitato dai socialisti di Vecchiazzano a tenere una riunione di partito. Il compito di andarlo a prendere da Forlì lo assunse Francesco Raggi, detto Bizàra, il quale per il suo carattere indomito non temeva ritorsione alcuna da parte dell’avvocato Bembo, proprietario del podere che la famiglia Raggi conduceva a mezzadria.
Francesco Raggi andò a prendere Mussolini col barroccino, trainato da un mulo.
In casa Galassi, Mussolini parlò ai seguenti convenuti:

‘E Sêc ad Campiê Il “Secco” di Campiano)
Rumeo ad Frulâna Romeo di casa Frulâna)
Gigg ad Suga (Luigi di casa Suga)
Minghinöla (Domenichino)
Frazcôn ad Bizàra (“Francescone” di casa Bizàra)
Angiulin ad Galàs (Angiolino Galassi)
Rumeo ad Galàs (Romeo Galassi)
Gigiôn ad Tapêd (“Luigione” di casa Tapêd)
‘E Bi ad Masöla (“Il più giovane” di casa Masöla)

Alla fine della riunione Mussolini mostrò dei volantini di colore rosso, che teneva arrotolati in mano, dove c’era scritto in nero: “Condanniamo l’indegna speculazione che in nome di Tripoli si compie sul sangue e sul denaro del proletariato”. I volantini furono poi affissi il giorno dopo nel centro di Vecchiazzano, a testimonianza della linea non interventista che Mussolini aveva assunto in quell’incontro.
Dal 25 al 27 settembre del 1911 l’attività politica di Mussolini salvò la città di Forlì da lotte fratricide. Il 26 settembre fu proclamato lo sciopero generale per il giorno seguente. Il 26 stesso, nonostante le intenzioni pacifiste dei promotori dello sciopero, furono dai più “focosi” tagliati i fili della luce e del telegrafo. Lo sciopero, secondo le direttive, ebbe luogo alla barriera Vittorio Emanuele, detta “Cotogni”, dove ci fu un comizio al quale parteciparono circa ventimila persone.
Repubblicani e socialisti, uniti nello stesso sentimento contro la guerra, ascoltarono la parola di Bianchi, Casalini, Numi e, per ultimo, l’intervento di Mussolini sulla “Rivoluzione socialista”, che fu una vera e propria apoteosi.
Quando a Forlì accadevano questi fatti a Vecchiazzano era parroco don Antonio Brunaccini, nato a Meldola nel 1853. Egli aveva preso possesso della parrocchia nel 1878, in un periodo di forte crisi per il clero, che era dovuta alla caduta del dominio pontificio in Romagna. Il carattere forte e focoso del sacerdote lo portò a battersi, in modo propositivo, a favore della Chiesa e del proletariato.
Il 19 novembre 1899, don Brunaccini fondava a Vecchiazzano la “Cassa Rurale”, inoltre, istituiva: il comitato parrocchiale aderente all’Opera dei Congressi, una fanfara formata da 30 elementi, una Società Operaia di Mutuo Soccorso e una Cooperativa cattolica che trattava generi di prima necessità e concimi per gli agricoltori. Oltre all’attività organizzativa in campo assistenziale, il parroco s’impegnava a promuovere l’Unione Professionale del Lavoro, ovvero l’organizzazione dei lavoratori cattolici.
Don Brunaccini apportò modifiche alla chiesa parrocchiale, facendo costruire nel 1900 un presbiterio più ampio e un nuovo campanile nel 1902.
Il 24 maggio 1915, quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria, il parroco vide tanti giovani di Vecchiazzano lasciare le famiglie e la loro terra per andare a combattere. Molti di loro non fecero più ritorno a casa, ma furono ricordati dalla comunità in una lapide a ridosso della facciata delle vecchie scuole elementari.
Il monumento venne inaugurato il 21 novembre 1937. Nel 1950 furono aggiunte, anche, due lapide laterali per ricordare i soldati deceduti nel secondo conflitto mondiale. Recentemente, questo monumento è stato collocato verso l’ingresso principale delle ex-scuole.

Nella foto - Benito Mussolini a Rocca delle Caminate di Forlì (1937)


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