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Articolo inserito da Saverio Ruggeri in data 11/03/2021
Aneddoti
tratto da Caffe' Ippocrate Di Salvatore Giannella
letto 6457 volte in 3 anni 7 mesi e 26 giorni (4,85)
Piccola storia di Zambuté

 Zambutè, nome d’arte di Augusto Rotondi.

 

Nasce a Bagnacavallo nel 1868 ed eredita la pratica di guaritore dal padre, già affermatosi a Forlì. Compra una casa in Via Ravegnana, presso la chiesa di S. Maria in Fiore. Arguto e generoso, curava i poveri il lunedì e il venerdì, chiedendo onorari modesti o addirittura gratuitamente. In compenso riceveva ora un coniglio, ora delle uova, insomma munizioni da bocca.

Queste caratteristiche lo rendevano amato da molti forlivesi che arrivavano nel suo “ambulatorio” e che non poteva permettersi di rivolgersi a un medico. L’essere privo del brevetto governativo gli causò blandi problemi giudiziari: nel 1904 il tribunale lo condannò a 500 lire di multa. Era difeso, nientemeno, dal sindaco di Forlì Giuseppe Bellini, avvocato e futuro senatore del Regno. Clienti, anche illustri, non mancarono. Tra questi, con grande clamore pubblico, recuperò la salute la moglie del chirurgo Sante Solieri, primario dell’ospedale Morgagni e anche Rachele Guidi, diventata poi moglie di Benito Mussolini. Per questo, pur non essendo fascista, fu considerato di casa alla Rocca delle Caminate dove soleva recarsi a trovare i Mussolini con la sua motocicletta Guzzi, regalatagli da uno dei clienti più facoltosi. Il terribile bombardamento del 1944, che portò  distruzione e lutti in tutta Forlì, danneggiò gravemente la casa dove abitava. Sarebbe stato troppo costoso per lui rimetterla in sesto e Zambutè decise di venderla. Si riservò una  stanza.

Quando mori, il 26 marzo 1950, il manifesto composto da Adler Raffaelli e il necrologio di A.P. Piraccini pubblicato sul Pensiero Romagnolo ci dicono di un uomo buono, generoso come un romagnolo antico, benefattore dei poveri e anche “signore della generosità verso i sofferenti: Hai lavorato, povero operaio dell’umanità, fino in fondo nel tuo laboratorio di dottore di tutti, per tutti, per niente”. Si spense in assoluta povertà e dietro al suo feretro sfilarono praticamente tutti i forlivesi. Ad Augusto Rotondi, per gli amici Zambutè, il Comune di Forlì ha dedicato una via. ()

 

 

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