Il nostro territorio offre tantissimi luoghi suggestivi, spesso sconosciuti ai più e poco frequentati. Agli amanti del paesaggio, delle lunghe passeggiate e a tutti coloro che sono attenti al patrimonio storico, culturale e architettonico delle nostre zone, consiglio di recarsi a Ladino, la frazione forlivese ai confini con Terra del Sole, e precisamente sul sagrato della Chiesa di San Martino (via Ladino n. 4). Da quel punto di osservazione – o di partenza per chi voglia veramente conoscere da vicino la zona – si possono ammirare, a distanza ravvicinata, la chiesa e l’attiguo cimitero, il fiume Montone che corre a fianco del luogo di culto, la selva di Ladino, la Villa Paulucci con il suo parco, le case coloniche recuperate e la campagna, coltivata a perpendicolo rispetto alle strade principali. In un contesto simile stonano alcune ville costruite prima del 2000: all’epoca era ancora possibile realizzare edifici residenziali in piena campagna, proprio perché la normativa consentiva di costruire in aree di modeste dimensioni sul presupposto che acquisire il titolo di imprenditore agricolo era abbastanza agevole.
Prima però di partire per il nostro itinerario è interessante scoprire da dove derivi il toponimo “Ladino”. Per soddisfare questa curiosità facciamo riferimento a “Forlipedia, l’enciclopedia del territorio”, il sito online curato dallo studioso Marino Mambelli (www.forlipedia.it) dove troviamo scritto: “In ogni caso, rimane un luogo veramente da scoprire, a partire dalla chiesa costruita con il reimpiego delle rovine di un castello preesistente non molto tempo dopo la distruzione della “Fortezza” – così era chiamata la struttura posta a difesa della zona. In un documento del 1290, conservato nell’Archivio Vaticano, comprovante le “Decime” che la chiesa forlivese pagava alla Camera Apostolica, si parla di un certo “Benvenuto di San Martino in Ladino”. Vicino alla chiesa si trova il piccolo cimitero dov’è sepolto il marchese Gian Raniero Paulucci de’ Calboli: il nobile forlivese fucilato dalle Brigate Nere all’alba del 14 agosto 1944 dietro il muro di cinta del cimitero di Castrocaro Terme, insieme al tecnico delle ferrovie Antonio Benzoni, allo studente Fiorenzo Grassi e ai militari Livio Ceccarelli e Antonio Buranti, condannati a morte dal cosiddetto Tribunale Straordinario di Castrocaro. Nella stessa cappella dove giace il marchese Gian Raniero, ucciso perché accusato di essere “antifascista, sovvenzionatore dei partigiani e in combutta con Silvio Corbari”, riposano la moglie Pellegrina Rosselli Del Turco, a sua volta fucilata dai nazifascisti in via Seganti, nei pressi dell’aeroporto Luigi Ridolfi, il 5 settembre 1944 insieme a diversi partigiani, antifascisti. Nella stessa via Seganti, nello stesso mese in altre tre occasioni furono perpetrati altrettanti eccidi e vi persero la vita 17 ebrei, la maggioranza donne, e cittadini rastrellati nella zona di Val Cerreta. Anche la madre di Pellegrina Rosselli Del Turco, vittima del tremendo bombardamento alleato del 25 agosto 1944 che colpì Piazza Saffi, il cuore della città e le zone circostanti, è sepolta nella stesso posto. La presenza di queste tre sepolture ci fa rivivere la storia del secondo conflitto mondiale e dell’opposizione al regime. Nel caso specifico, è da sottolineare il grande tributo di sangue pagato dalla famiglia del marchese Gian Raniero Paulucci de’ Calboli, quest’ultimo “arrestato” la mattina del 13 agosto 1944 proprio mentre si trovava nella sua villa di Ladino, da dove riparte il nostro itinerario oggetto di questo testo.
La villa Paulucci è posta quasi di fronte alla chiesa parrocchiale e al piccolo cimitero. È circondata da un vasto giardino dominato da alberi imponenti (cipressi, pini, tigli, ecc.). Spiccano per dimensione due pioppi bianchi con i grandi fusti, talmente imponenti che, per essere abbracciati, occorrono diverse persone. La villa Paulucci è una casa seicentesca a due piani. La facciata, rivolta a settentrione, è ornata da un portone che sostiene anche il balcone. La villa fu acquistata dal marchese Cosimo: gliela cedette il cardinale Luigi Capponi arcivescovo di Ravenna, con atto del 20 luglio 1643. La villa di Ladino fu utilizzata anche dal marchese Luigi Vitaliano Paulucci (morto nel 1854), figura politica di primo piano nelle vicende della storia di Romagna che va dal periodo napoleonico alla vigilia dell’unità d’Italia. Il 28 novembre 1848 ospitò nel palazzo di Forlì l’Eroe dei Due Mondi Giuseppe Garibaldi presente in città per reclutare volontari, che l’anno dopo verranno impiegati nella difesa della Repubblica Romana, e per acquisire provviste di ogni genere.
Gabriele Zelli |