Il programma edilizio dell'INFPS, che contemplava un investimento complessivo di spesa di 600 milioni di lire, realizzò a Forlì un grande complesso sanatoriale, da erigersi in località Bertarina, distante 3 km dalla città e scelta nel 1931 dallo stesso Mussolini, un edificio di rappresentanza per la sezione provinciale dell'Ente, comprensivo di uffici, negozi e appartamenti, in posizione urbana centrale. La costruzione del nuovo complesso sanatoriale che si estendeva su un'area di 36 ettari, ebbe inizio da un'idea dell'architetto milanese Luigi Bisi, presto coadiuvato e poi rapidamente sostituito da Cesare Valle, presente a Forlì dal 1932. I tre grandi padiglioni "lanciati verso il cielo come per attingere luce e speranza" erano collegati da un corridoio seminterrato di circa mezzo chilometro, che svolgeva, attraverso carrelli elettrici, i servizi di cucina, di guardaroba e assistenza. L'esecuzione di tutto il complesso fu affidata nel 1932 alla ditta locale ing. Mario Calvitti e C. sotto la direzione del Cav, ing. Franco Magri, assistito dai geometri Clemente Grappolini e Luigi Mambelli; ad opera già iniziata fu l'ing. Magri, direttore dei lavori per la grande palestra femminile della Casa della Giovane Italiana di via dei mille (Palazzo Benzi), a consigliare per Vecchiazzano il giovane architetto romano Cesare Valle, non ancora trentenne, progettista della suddetta palestra e della Nuova Casa dei Balilla sul Viale Mussolini, veicoli a Forlì delle ultime conquiste stilistiche della più moderna cultura architettonica nazionale

Complesso sanatoriale IX Maggio di Vecchiazzano Veduta aerea del 1940 (in alto a destra si intravede il ponte vecchio) |