FORLI' - I primi 150 anni del ponte di Vecchiazzano. Realizzato a cinque campate con ampio uso di mattoni a faccia a vista e il parapetto in legno, vide, infatti, la luce nel 1860, lo stesso anno dell'Unità d'Italia. "L'inaugurazione - scrive Gilberto Giorgetti nel suo libro Vecchiazzano, piccola e grande storia di un borgo rurale forlivese - avvenne in pompa magna l'11 luglio 1861". Le cronache attestano però che era entrato in servizio già l'anno prima.
Fu realizzato in sostituzione del precedente manufatto portato via da una piena. Ultimo ponte originale dei tanti che attraversano i vari fiumi o rii forlivesi, tutti sopraffatti dal secondo conflitto mondiale, sorprende che sia potuto sopravvivere sino ad oggi nonostante la "fiumana" di guai capitatigli. Pura fortuna, visto che rimase in prima linea per oltre un secolo come unico "scavalco" pedemontano del Rabbi. "I tedeschi - continua Giorgetti - gli spararono contro dall'ospedale Pierantoni, che all'epoca era sanatorio per i tubercolotici. Nella notte del 5 settembre 1944 venne bersagliato dai bombardamenti e il giorno 9, non paghi, i soldati della ‘wermacht' iniziarono le trivellazioni per farlo saltare".
Per la cronaca, le mine, rimaste inesplose, sono state rinvenute in una campata solo nel 2005. Dalla fine degli anni '70 è stato soppiantato dal nuovo asse carrabile denominato "via del Partigiano", che ai forlivesi ha recato in dote anche un ponte sul fiume Rabbi più ampio e funzionale. Percorso giusto da qualche ciclista o pedone che da via dell'Appennino voleva raggiungere l'altra riva o l'ospedale"Morgagni-Pierantoni", senza sobbarcarsi il più lungo tragitto imposto dal nuovo attraversamento, è stato restaurato ed inaugurato il 25 marzo 2006.
La frazione di "Vciazan" deve molto a quel glorioso manufatto, i cui predecessori risalgono addirittura al XII secolo. Il "Libro Biscia" di San Mercuriale riporta di un ponte di Vecchiazzano in un atto del 25 luglio 1196. Giovanni di Mastro Pedrino annota che quella costruzione fu travolta da una fiumana nei primi di giugno del 1433. Giungiamo così al 1445, anno in cui Antonio Ordelaffi lo fece rifare "a regola d'arte" in legno, avvalendosi di un tal Mastro Giacomo da Ferrara. Si trattava però di una perfezione molto relativa, visto che nel 1481 gli anziani di Forlì commissionarono la costruzione di un nuovo ponte a Ludovico di Andrea di Lugo e a Lorenzo Antonio detto Malabestia".
A dispetto di nomi simili, stavolta l'opera risultò ben fatta, tanto che resistette fino al 1842, l'anno della grande alluvione. Arriviamo così al 1860 e al ponte attuale. Il restauro del 2006, dopo decenni di abbandono, non ha migliorato la sua condizione. Tanto che, come si legge sul sito web "www.vecchiazzano.it" curato da Andrea Gorini, "rimane vittima di continui vandalismi".
C'è già qualcuno che avanza l'idea di elevare a reato penale l'imbrattamento di edifici di interesse storico o artistico, così da includere anche il glorioso manufatto vecchiazzanese. Peccato che l'ordinamento giuridico italiano sia strapieno di regole di condotta e norme di comportamento, che rimangono lettera morta per carenza di uomini e risorse atti a farle rispettare.
Piero Ghetti