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Articolo inserito da Ruggero Ridolfi in data 27/07/2022
Il paese
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Consumo di suolo mentre il mondo va a fuoco


Ruggero Ridolfi Coordinatore Medici per l’Ambiente-ISDE Forlì-Cesena

L’albero maestoso che ci accoglieva alla piccola rotonda delle vecchie scuole di Vecchiazzano (fra via Castel Latino e via Tomba) è stato abbattuto. Del Cedro del Libano probabilmente più che centenario (?) è rimasto un enorme tronco segato ed un vuoto assolato e desolante che, d’altra parte, si adatta all’attuale visione del quartiere fra deviazioni e ostruzioni, costruzioni e cantieri, cementificazioni e, lì dove inizia la salita, un enorme “consumo di suolo”.

Da oltre un decennio i Paesi membri dell’Unione Europea sono stati richiamati a dotarsi di misure per fermare il “consumo di suolo netto” (net land take) con specifici documenti di lavoro e linee guida (European Commission, 2012). Il suolo è la più grande riserva genetica del pianeta.  Il suolo è vivo: il 30% della biodiversità sulle terre emerse è nei primi 30 cm di suolo.

IL SUOLO è SPESSORE: ci vogliono 2000 anni per creare 10 cm di suolo (Soil Atlas 2015); è il filtro che trattiene e depura l’acqua e contribuisce a regolare il bilancio idrologico; trattiene anche la CO2 (il 20% delle emissioni dipendono da cambiamenti nell'uso del suolo), contiene 3 volte il Carbonio atmosferico, tantissimi minerali, sostanze organiche, aria, acqua, organismi viventi: il suolo è una risorsa che sta scarseggiando, purtroppo esauribile e non rinnovabile. La sua perdita è per sempre!

Il consumo di suolo netto in Italia è tuttora di +5.174 ettari in un solo anno 2019-20 (Rapporto ISPRA 2020-21): quasi 2 metri quadrati al secondo!!  Vecchiazzano sembra ricadere in pieno nella statistica.

Da un lato ci sono le esigenze “comprensibili (?)” dei singoli, dei lavoratori e degli imprenditori: probabilmente i profitti sono migliori per costruire de novo rispetto al ristrutturare, soprattutto quando gli incentivi si vanno esaurendo. Né, forse, si poteva più fermare e rimandare la costruzione della vituperata “strada camionabile per la cava”, che devasta le primissime pendici della collina di Massa. La sua creazione fu chiesta alla fine del secolo scorso, le Amministrazioni Comunali che si sono succedute in questo ventennio seguirono il suo iter, rallentandolo, anche per la contestazione dei cittadini (quasi 1000 firme raccolte in mese nel 2008), ma fra silenzi, carenza di fondi e ritardi, non hanno mai avuto alcuna intenzione seria di fermarlo. Ora, senza clamore in barba alle disposizioni europee, e direi anche alla semplice logica, si è “dovuto (?)” dare l’avvio ai lavori.

Il consumo di suolo, che dà profitto a pochi, non è certo in linea con la lotta all’inquinamento ed alla disastrosa condizione climatica. Anche a livello nazionale e direi mondiale ci si affanna per questioni economiche, per interessi di parte o personali, si cercano altre risorse da bruciare (trivelle, nuovi inceneritori ..), mentre il mondo va a fuoco, con continui disastri ambientali, con lo spettro di non aver più acqua potabile per tutti e di carestie sempre più estese. Di lotta ai cambiamenti climatici ed all’inquinamento non se ne parla nella grande finanza e nelle dichiarazioni dei capi di Stato, ma .. neanche nei programmi elettorali.

Vecchiazzano ha perso il suo albero centrale (era certamente da recidere perché ormai secco!), però ha molte nuove costruzioni ..  ed ora anche una via camionabile in più, … ma nessuna scelta ecologica. Il tutto ricorda la barzelletta dei due viaggiatori: “Ehi la nave affonda!!” “Cosa mi importa non è mica la mia!”

*I dati sul “consumo di suolo” sono presi da pubblicazioni e relazioni di Paolo Pileri Professore associato di pianificazione e progettazione urbanistica del Politecnico di Milano. Autore di oltre 150 pubblicazioni, dal 2016 cura la rubrica ‘Piano Terra’ della rivista Altreconomia.   www.researchgate.net/profile/Paolo_Pileri

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