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Articolo inserito da Gilberto Giorgetti in data 31/08/2006
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Poteva essere veramente un dramma
Dopo il 1947, quando iniziò la demolizione di una parte della vecchia chiesa per dare spazio alla nuova canonica, don Biagio ricavò nell’area della chiesa stessa un piccolo teatro. Questo aveva il palco dove prima c’era l’ingresso dell’edificio di culto e dietro le quinte, sul muro nord, erano ben visibili i resti dell’affresco murale che lo scultore Bernardino Boifava aveva tentato invano di riportare alla luce (v. quando i ricordi si fanno storia – quarta parte).
Una scaletta in legno dal corridoio della nuova canonica portava sul palco di legno. Sotto il palco un ripostiglio e la legnaia coperti da un grande pannello di faesite verso la platea. Nella ribalta la buca del suggeritore dominava il centro del boccascena.
Eravamo verso la fine degli anni Cinquanta e quella sera il teatro era stracolmo di gente perché si replicava “La belva”, un dramma che riscosse successo dove Iselmo recitava la parte del protagonista, quella del vecchio padre.
La commedia volgeva al termine e la scena si presentava semibuia; Iselmo era seduto al tavolo, quasi a ridosso della ribalta e recitava un sentito e commovente monologo; la platea era in silenzio e qualche signora si asciugava le lacrime, quando l’interprete, con uno scatto di rabbia (previsto dal copione), si alzò dalla sedia e spinse fortemente il tavolo, che sollevandosi si ribaltò nello spigolo estremo della faesite precipitando col pannello stesso nella platea, sfiorando i piedi degli spettatori in prima fila.
Dopo qualche attimo di giustificata apprensione rimase vivo agli occhi di tutti il ricordo del retro-schiena del suggeritore, quello di Loris seduto in una sedia in mezzo alla legnaia.

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